martedì 28 Ottobre 2025

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Anche oltre duemila anni fa si soffriva per il caldo torrido. Nelle regioni più aride del Medio Oriente già secoli fa le popolazioni avevano sviluppato sistemi ingegnosi per rinfrescare le loro case. Uno dei più sorprendenti è il badgir, o “torre del vento”, tipico dell’Iran (in foto): un ingegnoso sistema di climatizzazione naturale che sfruttava esclusivamente la forza del vento per mantenere fresca la casa in mezzo al deserto.
Dall’Iran il loro uso si estese anche ad altre zone del Golfo Persico e persino a regioni del Mediterraneo orientale. Città come Yazd, patrimonio mondiale dell’UNESCO, conservano ancora decine di queste strutture, che conferiscono ai loro tetti un profilo inconfondibile. Erano un simbolo di ricchezza e prestigio, poiché non tutti potevano dotare le proprie case di un tale sistema di climatizzazione.
Il loro apice arrivò nell’epoca islamica medievale, quando l’architettura persiana perfezionò il sistema e lo combinò con altre soluzioni, come i qanat, canali sotterranei che trasportavano l’acqua. In questo modo, un ambiente ostile dove le temperature superavano i 40 gradi poteva trasformarsi in uno spazio abitabile e persino confortevole.

Il principio era tanto semplice quanto geniale: sfruttare il vento e la differenza di densità tra l’aria fredda e quella calda. Le torri si ergevano sopra gli edifici e si aprivano con fessure in diverse direzioni: quando soffiava la brezza, questa veniva incanalata verso il basso attraverso condotti che portavano l’aria fresca all’interno della casa; allo stesso tempo, l’aria calda all’interno tendeva a salire e a fuoriuscire dalla torre, creando una ventilazione continua. Le torri del vento erano costruite con materiali a bassa conducibilità termica, come mattoni di terracotta e gesso, che aiutavano a mantenere la freschezza.
Nel Medioevo l’aria che scendeva passava prima attraverso una cisterna sotterranea collegata ai qanat. Il contatto con l’acqua la raffreddava ulteriormente e aggiungeva umidità, rendendo le stanze interne sorprendentemente fresche, quasi come se fossero dotate di un moderno climatizzatore. Così, secoli prima dell’invenzione dei ventilatori o dell’aria condizionata, la scienza forniva una soluzione sorprendentemente semplice.
La genialità delle torri del vento risiedeva anche nella loro adattabilità locale. Nelle regioni in cui il vento predominante soffiava in una sola direzione, le torri venivano costruite con una sola apertura; invece, nei luoghi con correnti variabili, venivano costruite torri a quattro, sei o anche otto facce, per sfruttare qualsiasi brezza. Alcune erano alte e slanciate, altre più basse e larghe, sempre adattate alle condizioni del terreno. Questo conferiva loro anche un carattere estetico distintivo: con le loro forme geometriche davano personalità al paesaggio urbano di ogni regione.

Con l’avvento della modernità, i sistemi elettrici hanno gradualmente sostituito le torri del vento. In molte città sono state abbandonate o integrate come elementi decorativi piuttosto che funzionali. Tuttavia, in tempi recenti hanno suscitato nuovamente interesse in campi come quello dell’architettura sostenibile: ingegneri e urbanisti vedono in esse un’ispirazione per progettare sistemi di climatizzazione passiva che riducano il consumo energetico nei climi caldi.
Oggi, in Paesi come gli Emirati Arabi o l’Iran, si sperimentano nuove versioni dei badgir, e si combinano con tecnologie moderne per creare edifici più efficienti. In un mondo alla ricerca di alternative allo spreco energetico, queste torri millenarie ci ricordano ancora una volta che l’ingegno umano aveva già trovato soluzioni molto prima dell’elettricità. In definitiva, le torri del vento millenarie non sono solo un sistema di raffreddamento, ma anche un simbolo di architettura sostenibile all’avanguardia per i loro tempi.

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