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Covid uccide soprattutto gli altri malati

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Dallo scorso mese di marzo gran parte della sanità italiana è stata dirottata verso l’emergenza sanitaria per l’effetto dell’epidemia da coronavirus, tralasciando prevalentemente le altre patologie, tra cui quelle legate ai tumori. Questa situazione sta creando un forte disagio tra i pazienti, compromettendo seriamente le campagne di screening, le visite specialistiche, i trattamenti (riabilitativi compresi) ed i controlli per chi abbia già sviluppato e trattato un tumore accumulando un dannoso ritardo.
Basti pensare che dallo scoppio dell’emergenza Covid in sei mesi sono stati effettuati oltre un milione 600mila screening in meno rispetto all’anno precedente. Di questa situazione ne abbiamo parlato con Francesco Schittulli, presidente della LILT- Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Prof. Schittulli, cosa sta succedendo negli ospedali?
Dall’inizio dell’emergenza pandemica sono stati rinviati screening, cure, controlli oncologici perché il personale sanitario e le strutture sono state dirottate verso i malati Covid. E questa tendenza è destinata a proseguire anche nei prossimi mesi. Nel lungo termine la minore prevenzione provocherà una diagnosi sempre più tardiva, una minore curabilità ed una minore guaribilità con più tumori da affrontare in fase avanzata. Tanto porterà inevitabilmente a una più alta percentuale di mortalità, con quanto ne consegue anche sotto l’aspetto socio-economico. Il virus ha rallentato l’economia, i rapporti lavorativi e sociali, ma certamente non il cancro.
Anzi i malati di tumore, che già vivevano una condizione socio-psicologica difficile, sono stati ancora più isolati e hanno in molti casi rinviato o cancellato visite di prevenzione interventi e controlli per la paura del virus. Ora è tempo che si riprendano tempestivamente screening, visite e terapie. Dobbiamo recuperare il tempo perso per evitare una pandemia di tumori in futuro.

Cosa si può fare per ritornare verso la normalità?
Il nostro S.S.N. è sovraccarico, per questo è indispensabile una omogenea collaborazione tra le Regioni e le altre realtà presenti sul territorio, come le stesse strutture convenzionate sanitarie private e la LILT, che conta 397 ambulatori in tutta Italia, finalizzata a fornire assistenza a chi è malato ma anche, non dimentichiamolo, a chi è sano. Voglio ricordare che le nuove diagnosi di cancro sono oltre 1.000 al giorno e che la prevenzione, l’investimento nella propria salute, è il primo passo per tenere lontana questa malattia.

Cosa si può fare per sensibilizzare il mondo politico e gli italiani?
La mia proposta è quella di pubblicare, come avviene per il Covid, il bollettino dei malati di cancro. Ogni giorno in Italia muoiono di cancro circa 500 persone terminali: ospedali e ambulatori devono essere potenziati e devono essere ridotti i tempi di attesa. Sebbene il cancro venga approcciato sempre di più come una malattia cronica, rimane una patologia devastante e destabilizzante che solo nel 2019 ha fatto registrare oltre 370.000 nuovi casi. Una patologia, il cancro, che se fronteggiata come la pandemia da coronavirus, risparmierebbe milioni di morti, incidendo significativamente sullo stato socio-produttivo del Paese.
Ma il sistema sanitario organizzato su base generale non dovrebbe favorire una maggiore tempestività per fare fronte a queste emergenze?
Credo che la responsabilità della gestione sanitaria, affidata a 20 diversi Sistemi Sanitari Regionali, presenti molte lacune e incongruenze, peraltro emerse e dai cittadini recepite durante questa vissuta emergenza sanitaria. Di qui la necessità che la Sanità sia unica e omogenea in tutta Italia, e che sarebbe bene riaffidarla, in tutte le sue articolazioni, al Ministero della Salute. Le Regioni dovrebbero quindi programmare, legiferare e controllare i servizi sanitari territoriali lasciando la “gestione” della Sanità allo Stato.

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