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Il ritorno dei pacifisti

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Ricominciano a democratizzare il mondo

Alla fine la scelta è caduta sul “falco” Antony Blinken: il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden ha scelto proprio lui come suo prossimo Segretario di Stato. A riportarlo, sottolinea l’agenzia Adnkronos, è l’emittente Abc citando proprie fonti e precisando che l’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare domani. Consigliere di Biden per la Sicurezza Nazionale quando era vice presidente, prima di diventare vice segretario di Stato, Blinken era anche il candidato di Barack Obama alla guida del Dipartimento di Stato. Salvo poi rinunciarvi vista la netta opposizione dei repubblicani. Blinken ha iniziato la sua carriera nel Dipartimento di Stato sotto Bill Clinton e in seguito si è trasferito alla Casa Bianca e al Consiglio di sicurezza nazionale, sempre sotto Clinton. Quando Biden era senatore, Blinken è stato a capo del suo staff alla commissione per gli affari esteri.
58 anni, di New York, Antony Blinken è un’interventista liberal, fortemente convinto della leadership americana e delle “esportazioni di democrazia” nel mondo. Si è laureato alla Harvard University e alla Columbia Law School e da tempo è una colonna portante del Partito democratico in materia di politica estera. Blinken, riporta l’Associated Press, rappresenta un punto di riferimento per molti ex funzionari della sicurezza nazionale che chiedono maggiore enfasi sull’impegno globale degli Stati Uniti. Sotto l’amministrazione Biden, insomma, gli Usa devono tornare a essere il “faro” della democrazia mondiale: mettendo da parte la riluttanza di Donald Trump, Washington deve tornare a compiere il suo “Destino manifesto”.
“La democrazia è in ritirata in tutto il mondo, e purtroppo è anche in ritirata anche qui, a causa di Donald Trump”, ha detto Blinken all’Associated Press a settembre. “I nostri alleati sanno chi è Joe Biden, così come lo sanno i nostri avversari”. Blinken, già sottosegretario Stato tra il 2015 e il 2017, ha assistito Biden quando questi era vicepresidente Usa, e nel 2008, quando ha partecipato alle primarie del Partito democratico, vinte da Barack Obama. È stato opinionista del New York Times e analista dell’emittente Cnn, ed uno dei più convinti sostenitori del Russiagate, la presunta teoria della collusione tra il presidente Donald Trump e Mosca, poi smentita dopo tre anni di indagini.

Sostenitore delle Primavere Arabe nel 2011
Come ricorda il Corriere della Sera, da interventista liberal nel 2011-2012 Blinken si schierò a favore “delle primavere arabe” e delle “forze del cambiamento” soprattutto in Egitto e in Libia. Come riporta l’ex presidente Barack Obama nel suo ultimo libro Una Terra Promessa (Garzanti) a pag.734, parlando proprio dell’Egitto e del sostegno della sua amministrazione alla Fratellanza Musulmana, Obama scrive che “Samantha, Denis, Susan Rice e il consigliere per la sicurezza nazionale di Joe (Biden), Tony Blinken, erano convinti che Mubarak avesse perso in maniera completa e irreversibile qualunque legittimità agli occhi del popolo egiziano. Invece di tenere il nostro carro attaccato a un regime corrotto e autoritario sull’orlo del collasso (e dare l’impressione di approvare un uso sempre maggiore della forza contro i manifestanti), ritenevano fosse prudente dal punto di vista strategico e giusto da quello morale che il governo americano si schierasse con le forze del cambiamento”. Forze del “cambiamento” che presto si tradussero nel regime oppressivo e islamista di Mohamed Morsi, rappresentante dei Fratelli Musulmani.

Blinken voleva la guerra contro Assad nel 2013
Antony Blinken era un convinto sostenitore dell’intervento militare americano contro Bashar al-Assad in Siria. Secondo il Financial Times, Blinken, nel 2013, ha sostenuto un’azione militare contro la Siria dopo il presunto uso di armi chimiche da parte del regime siriano, strada che Barack Obama si è rifiutato di seguire. Il prossimo Segretario di Stato ha inoltre apprezzato pubblicamente la decisione di Donald Trump di colpire la Siria nel 2017 con un’azione dimostrativa.
Michael McFaul, un ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, ha detto che Blinken e altri democratici fondarono, in tempi non sospetti, un gruppo chiamato “Iniziativa Phoenix”, sostenendo che il Partito democratico americano avesse bisogno di un approccio di sicurezza nazionale più “duro” dopo che John Kerry ha perso contro George W. Bush nelle elezioni del 2004. Interventismo perfettamente in linea, insomma, con i neoconservatori del partito repubblicano. Come rivela McFaul, Blinken è sempre stato anche un forte sostenitore dell’uso del potere degli Stati Uniti nella difesa dei diritti umani nel mondo. “Sono rimasto molto colpito dal fatto che fosse appassionato di questo”, ha detto.

Cina e Russia nel mirino
Da Segretario di Stato, Antony Blinken assumerà una posizione molto più dura nei confronti della Federazione Russa rispetto all’amministrazione Trump. Tuttavia, come ricorda anche il Corriere della Sera, la comunità internazionale si aspetta che riporti gli Stati Uniti negli accordi stracciati da Donald Trump: il Protocollo di Parigi per il climate change e poi l’accordo con l’Iran sul nucleare. Ma la vera sfida per lui, come per tutta l’Amministrazione Biden, sarà il rapporto con la Cina. Blinken, recuperando la strategia dell’era Obama, nel corso delle discussioni in diversi think tank di Washington, ha prefigurato un’alleanza soft con i partner europei e asiatici, per convincere Pechino a osservare gli standard internazionali sul commercio, la moneta, i diritti intellettuali, bocciando la strategia dei dazi dell’amministrazione Trump.

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