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Dateci almeno le briciole

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Il Pd rinuncia a tutto in cambio di un minimo di considerazione

Nella riunione prenatalizia convocata dalla direzione del partito, il Pd rinuncerà formalmente alla “vocazione maggioritaria” in base alla quale era stato fondato nell’autunno del 2007 anche per seppellire l’ammucchiata ormai agonizzante dell’Unione di Romano Prodi. La proposta che oggi avanza Pier Luigi Bersani punta a una coalizione ancora più estesa e quindi contraddittoria, da Nichi Vendola a Gianfranco Fini (ciascuno dei quali, peraltro, sa bene che se accettasse questa ipotesi segnerebbe in qualche modo la sua fine politica). Secondo Bersani il miracolo sarebbe possibile perché tutte le opposizioni si troveranno d’accordo sul progetto di riforma istituzionale e di politica economica e sociale che sarà svelato come una strenna natalizia. Naturalmente tutti sanno che la solita elencazione di buoni propositi infarciti di se e di ma non avrà nessun effetto palingenetico. Però l’apertura di una nuova fase di confronti inconcludenti permette a Bersani di allontanare, e magari di rovesciare definitivamente, l’amaro calice delle primarie, e questo è l’unico obiettivo che riuscirà a conseguire.
Qualcuno ricorderà che il mese scorso aveva stretto un accordo per il “nuovo ulivo” con Sinistra e libertà e Italia dei valori, che ora gli chiedono di renderlo operativo procedendo alla scelta comune del candidato per le possibili elezioni di primavera. Ora quel patto è stato denunciato, provocando la comprensibile irritazione degli altri contraenti, in attesa di un appuntamento con Pier Ferdinando Casini, che per parte sua non ha alcuna fretta di parteciparvi. Crescono intanto i “mentecatti”, come Massimo D’Alema ha cortesemente definito quelli che non capiscono che Gianfranco Fini e Casini sono i naturali alleati della sinistra. Che cosa sia, e perfino se ci sia ancora, questo Pd a vocazione minoritaria resta una domanda senza risposta. Se è riprovevole l’abitudine di contestare metodicamente e velenosamente ogni leadership interna, pare altrettanto discutibile la consuetudine della leadership di cambiare tattica a ogni luna nuova, senza spiegare perché e coprendo di insulti chi, essendosi distratto un momento, continua a sostenere quella del mese prima.
 

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