Ovvero della sfida alla modernità
Il fatalismo si può considerare la malattia del XXI secolo.
Esso non é altro che la tendenza a legarsi ad un’ottica costantemete negativa rispetto a qualsiasi evento.
Fondamentalmente é il nuovo “centro” della modernità, nella quale questa “non essenza”, questo “vuoto”, questo “non fare”, domina e influisce sulla realtà, in una forma di arrendevole sottomissione che ricorda la desertica genuflessione, finalizzata ad una presunta “speranza” di salvezza in attesa di un “Messia” che ripristinerà la giustizia.
É interessante ricordare che nell’antichità romana, tra le forme di violazione dello Ius, compaiono le manifestazioni di “iniuriae passive”, ovvero quelle violazioni commesse da chi si disinteressa della vita sociale. Insomma, la “società orwelliana o degli spettri” è perfettamente corrispondente alla razza animica degli apostoli del fatalismo.
Contrariamente, il Soldato Politico, é colui il quale agisce nella Polis, con la stessa tenuta marziale del soldato al fronte, imprimendo nella sua vita il crisma della milizia, una funzione politico-pedagogica che mira a formare quella che viene comunemente chiamata “avanguardia di popolo”.
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