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Di mali in peggio

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Da quando c’è la Wagner è tutto un autentico caos

In Mali da diversi giorni combattenti islamisti hanno bloccato l’antica città di Timbuktu. Gli jihadisti “hanno bloccato tutte le strade” in entrata e in uscita dalla città settentrionale ai margini del Sahara”, ha testimoniato un parlamentare locale chiedendo di mantenere l’anonimato. Alle stelle prezzi generi prima necessità. L’embargo fa seguito ai messaggi pubblicati sui social network all’inizio di agosto e attribuiti a un comandante locale del Gsim (gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani), un’alleanza jihadista affiliata ad Al Qaeda.
“Non passa niente tra Timbuktu e il sud”, fanno sapere fonti locali precisando che anche i collegamenti lungo il vicino fiume Niger sono stati interrotti. “Tutto è costoso perché i prodotti non arrivano più in città. Gli jihadisti hanno bloccato le strade. “È davvero difficile”, ha detto un funzionario del municipio, che a sua volta ha chiesto l’anonimato. Il proprietario di una stazione di servizio ha affermato che gli aumenti dei prezzi stanno mettendo la popolazione a dura prova. “Un litro di benzina è passato da 845 franchi CFA (circa 1,40 dollari) a 1.250 franchi CFA in una settimana”, ha detto.
Le minacce del Gsim (gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani) sono arrivate nel mese in cui la missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite per il Mali ha anticipato il suo ritiro da una base nel nord del Paese per la pericolosa situazione della sicurezza. Il Paese, che ha visto tre colpi di stato in un decennio, è governato da una giunta militare che ha fatto pressioni affinché la missione Minusma delle Nazioni Unite se ne andasse.

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