In un testo scolastico di storia della letteratura latina recentemente pubblicato dalla “Nuova Italia” entra finalmente il capitolo su “Roma ebraica”. E Sant’Agostino viene messo in compagnia di Simone Weil e di Edith Stein, proclamata santa dal papa “orfano di madre ebrea”.
Tratto da “Minima Holocaustica”
l vecchio Orazio ci ha invitati a non esagerare: «Est modus in rebus, sunt certi denique fines, – quos ultra citraque nequit consistere rectum» (1). Predicano bene e razzolano male, perciò, quei quattro o cinque latinisti che hanno pubblicato per La Nuova Italia una storia della letteratura latina intitolata Est modus, nella quale, ad onta del titolo oraziano, i confini dell’opportunità e della convenienza sono stati abbondantemente superati.
Infatti il terzo volume dell’opera dedica a “Roma ebraica”, “una Roma altrettanto colta e affascinante” di quella pagana e cristiana (p. 460), un ampio paragrafo che si ingegna di ripercorrere le vicende storiche dei curti Judaei (2), e ciò ben oltre i limiti cronologici dichiarati nel titolo (Dall’età imperiale all’umanesimo), arrivando addirittura… al 4 giugno 1944, quando, grazie ai bombardamenti, all’invasione e all’occupazione angloamericana, “Roma tornò libera (sic)” (p. 462).
Ma non basta. La vera novità di questo nuovo testo scolastico è che in esso trovano spazio, accanto ai soliti autori, due nomi che nelle storie letterarie latine non avevamo mai visti. Si tratta di due scrittrici, due “donne emancipate e anticonformiste” (p. 511), che vengono accostate nientepopodimeno che a Sant’Agostino, in quanto “il loro pensiero, intenso e irrequieto, poggiato su una solida base filosofica, le avvicina al dinamismo della spiritualità agostiniana […] Ad Agostino sono poi simili per l’intima necessità di allineare le scelte di vita al percorso spirituale” (p. 510).
Chi sono queste due “Madri della Chiesa”? Una è Simone Weil, l’altra è la neosanta Edith Stein. (Mancano, per ora, Hannah Arendt e Anne Frank. Speriamo nella prossima edizione).
Simone Weil, come è noto, ha sottoposto la civiltà antica a un vero e proprio giudizio finale. Secondo costei, la civiltà greca presenta un suo volto positivo solamente in relazione a quegli aspetti che costituirebbero una prefigurazione di corrispondenti idee cristiane. Data un’impostazione di questo genere, è naturalmente grazie a Platone, “il padre della mistica occidentale” (3), che la Grecia attinge la sua vetta spirituale più alta. Per quanto invece riguarda Omero, il saggio weiliano su L’Iliade poema della forza è chiaro ed eloquente. La forza, affer