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Si parla di strategia della tensione e di legami dei terroristi con gli italiani

 

Ora la Grecia ha paura. Nella serata di venerdì 1° novembre, due persone su una moto di grossa cilindrata hanno aperto il fuoco davanti alla sede di Alba Dorata, nel quartiere Neo Eraklio di Atene, uccidendo due militanti e ferendo un terzo, A prima vista sembra una vendetta contro il movimento squadrista per l’omicidio del rapper Pavlos Fyssas, avvenuto lo scorso settembre, ma c’è già chi parla di una “strategia della tensione” in atto. Perché l’attentato fa ripiombare la Grecia, già stremata dalla gravissima crisi economica e dai conseguenti sacrifici ad essa imposti, nel buio e nei misteri che sono stati i fantasmi del suo recente passato.
L’attentato è stato rivendicato solo pochi giorni fa da parte delle cosiddette “Squadre rivoluzionarie popolari combattenti”, una sigla di estrema sinistra mai sentita prima. Fatto spiega come anche la minaccia anarco-insurrezionalista torni a farsi strada, con la Grecia ora in mezzo a due fuochi.

Gli anarchici tornano in azione

Oltre ai neonazisti, Atene si ritrova a fare i conti anche con il terrorismo di ispirazione anarchica o di estrema sinistra, che nel Paese vanta una lunga tradizione. Dopo anni di letargo, il momento di svolta arrivò il 6 dicembre 2008, agli albori della crisi, quando un giovane anarchico di 15 anni, Alexandros Andreas Grigoropoulos, venne assassinato dalla polizia scatenando violente proteste e attacchi ai simboli dello Stato e del capitalismo.
I movimenti anarchici vantano una lunga tradizione ad Atene. E’ dallo storico quartiere di Exarchia, nel centro della città, che sono partite le prime manifestazioni contro l’occupazione dell’Asse e il regime dei colonnelli. Oggi Exarchia è un laboratorio politico dove lo Stato non esiste, autodiretto da regole proprie, sulle quali spiccano due principi: la violenza come strumento di lotta (ma mai se gratuita) e la solidarietà come sistema di welfare. Ma accanto a questo esempio di “anarchia organizzata”, vari gruppi si sono affacciati sulla scena, minando la sicurezza della già fragile società greca.
Negli ultimi 24 mesi l’anarco-insurrezionalismo greco ha compiuto una vera e propria escalation, mettendo a segno almeno 18 attentati di un certo rilievo (quasi uno al mese), per fortuna facendo solo danni ma nessuna vittima. Ora lo scenario cambia, e si teme che i gruppi anarco-insurrezionalisti stiano preparandosi a colpire la Troika, i cui rappresentanti si recano spesso ad Atene, prendendo a bersaglio non più gli edifici- simbolo, bensì le persone. L’allarme è scattato lo scorso 2 settembre, quando una busta contenente polvere da sparo è scoppiata ad Atene nella casa del giudice di Corte d’Appello Dimitris Mokkas, che si occupa di processi a terroristi. La busta proveniva dalla Cospirazione dei Nuclei di Fuoco (Spf), sigla storica dell’estremismo anarchico greco, non nuova a questo genere di intimidazioni e responsabile di  tre attentati incendiari ad Atene nello scorso gennaio, in conseguenza dell’apertura di procedimenti giudiziari contro alcuni suoi membri.
Un fatto inquietante è che a fianco della Spf – che ha stretti legami con la Federazione anarchica italiana (Fai) – sono emerse altre sigle mai sentite prima, come Tolleranza Zero (tre attentati contro altrettanti politici a fine 2011), Movimento 12 Febbraio (una bomba non esplosa il 25 febbraio 2012 sul metro’ di Atene), e la Squadra dei Combattenti del Popolo (attacco a colpi di Kalashnikov contro il quartier generale del partito Nea Dimokratia lo scorso 14 gennaio). Infine le Squadre rivoluzionarie popolari combattenti, responsabili dell’attentato ad Alba Dorata di inizio novembre.

 

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