Luci ed ombre di un uomo che ha rivoluzionato il panorama italiano per un buon trentennio
È morto Silvio Berlusconi. Una figura sicuramente complessa, talvolta pittoresca, certamente lucida.
Il suo torto è stato di aggrapparsi quasi pateticamente al suo ruolo dopo essere stato distrutto politicamente nel 2011.
Di sicuro di lui ricorderemo con piacere l’aver scosso il quadro italiano impedendo la chiusura della tenaglia (post)comunista messa in sella dal golpe Mani Pulite, l’aver fatto ingoiare bile ai principali beneficiari della strategia della tensione, l’avere rimesso in circolazione il Msi (che non si sia poi dimostrato all’altezza non dipese da lui), l’aver rilanciato le linee estere italiane che erano state stroncate da anni di sanguinosi complotti, l’aver espresso interessanti linee geo-energetiche e l’aver persino svolto un ruolo di punta nel tentare di associare la Russia all’Europa.
Nulla di tutto ciò gli fu risparmiato dai soviet compositi di politici, giornalisti e giudici e divenne così un perseguitato effettivo.
Purtroppo di lui resteranno anche una figura non troppo bella nella questione libica quando venne eliminato Gheddafi e un’eccessiva simpatia rimanente nei confronti di un indifendibile Putin, ormai dichiarato nemico d’Europa e (Libia, Sudan e Sahel) anche della stessa Italia.
Due macchie che avrebbe potuto risparmiarsi. Ma nell’insieme, fermo restando che il suo liberismo pragmatico può anche essere efficace ma non è entusiasmante, oltretutto troppo americanizzante e volgare, e comunque malgrado qualche eccesso d’avanspettacolo, la sua parabola politica è stata rilevante.