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E’ uno scioglilingua

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Fli dal flop al flipper?

Un’operazione in grande stile. Un elenco stilato in via dell’Umiltà. Potrebbe chiamarsi azione di persuasione, o smottamento. Ma il fine è quello indicato da Silvio Berlusconi: ingrossare la maggioranza con 12-15 parlamentari in più.
E la strategia è questa: prima sondare, poi convincere, quindi far rientrare all’ovile del Pdl gli onorevoli transfughi nel Fli che, al momento, sarebbero tra 6 o 7. L’obiettivo è pure puntato sull’Udc dove, fonti Pdl, considerano che almeno 4 o 5 deputati appartengano a un’area di scontenti. Dunque, sarebbero potenzialmente interessati a un cambiamento di casacca. In tutto, si parla di almeno 12-15 parlamentari da sottrarre alle opposizione per portarli in maggioranza a sostenere il governo. Se tutto questo si tradurrà in realtà, i progetti di Berlusconi per il governo sarebbero iniettati di nuova linfa. Con tre voti è difficile governare, si spiega nel Pdl, ma se avrà un nuovo gruppo con 15 in più, l’esecutivo potrà durare, almeno, un altro anno. E le elezioni anticipate si allontanerebbero d’un colpo, proiettando qualsiasi valutazione a fine 2011, inizio 2012.
Non è fantapolitica, questo è certo. C’è una squadra di deputati Pdl che si è assunta l’incarico di portare a termine l’operazione. Ciascun parlamentare Pdl, secondo quanto viene raccontato, ha il compito di contattarne almeno 2 o 3 dello schieramento finiano e dell’Udc. Insomma, lanciare una rete e quindi compiere lo strascico. Si vedrà a metà gennaio quanti hanno abboccato. Ma se tutto andrà a buon fine, si pensa a una ricca pesca, utile a dare più solide fondamenta al governo. Soprattutto, si punta a costituire un nuovo gruppo in cui confluirebbero gli ex Fli già usciti, come Souad Sbai, Giampiero Catone, Angeli, e ultimamente, Silvano Moffa, Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini. Se non dovesse arrivare a quota 20 deputati, potrebbero entrarvi a far parte anche alcuni parlamentari della maggioranza. Come altri ex-Udc. La ragione dei finiani, spiegata da Moffa, è che il Fli non era stato costituito per fare opposizione.
L’intenzione dei berlusconiani, anche se non troppo celata, è dare il via a un processo di disgregazione tra i finiani (ed in misura minore nell’Udc) togliendo loro qualsiasi simbolo di partito. Far presa immediata sull’emozione di un gruppo che ha subìto un forte colpo dal voto di fiducia, è l’impresa di una ォmissioneサ Pdl che, più di una fonte, ritiene possibilissima. D’altronde, l’area di scontenti, secondo indiscrezioni, è sempre più forte nel Fli dove l’attivismo di Italo Bocchino, con frequenti prese di posizione non sempre condivise dalla maggioranza, è stato mal tollerato all’interno del Fli. E questo attivismo è finito nel mirino delle colombe, alcune delle quali, come i leader Andrea Ronchi e Donato La Morte, avrebbero chiesto le sue dimissioni da capogruppo Fli. A sua volta, Proietti se la prende con Fabio Granata, considerato un falco dei finiani. “Siamo nati per allargare il centrodestra, non certo per puntellare o aiutare Bersani o Di Pietro. E’ il centrodestra il nostro campo d’azione e nessun congresso potrà mai decidere diversamente, con buona pace dell’onorevole Granata”.
Una lista di moderati sarebbe stata messa a punto, in via dell’Umiltà, per indicare le possibili prede Fli. Girano anche i nomi, ma sono da prendere con le molle. Anche perché sembrano fatti girare per sondare il terreno dei papabili. L’intenzione potrebbe essere quella di far muovere qualcosa, o qualche dichiarazione. In modo che, successivamente, la squadra Pdl possa far scattare il contatto. Nell’elenco è compreso anche un senatore, Egidio Digilio. Fra i deputati si fanno nomi credibili e altri assai meno: da Carmine Patarino a Gianfranco Paglia (che ha decisamente negato di voler lasciare Fini), da Luca Bellotti (smentito pure lui), a Francesco Proietti Cosimi, Claudio Barbaro, e perfino quelli di Andrea Ronchi e Giulia Cosenza, che pure martedì si è presentata a votare la sfiducia nonostante la gravidanza a rischio. E sullo stesso Ronchi ogni divorzio da Fini pare da escludere decisamente (ignominie, taglia corto lui). Di certo, ieri il cofondatore Pdl ha telefonato ai membri della sua pattuglia, ricordando obiettivi e finalità del gruppo: moderati, ma sicuramente anti-berlusconiani. E sempre ieri, un ministro, in pieno Transatlantico, leggeva i nomi dei transfughi. Quasi con la certezza di averli già convinti.

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