Dicembre. Numero 40
Lo scollamento procede. Con la gestione mondiale della Covid si è palesata la distanza incolmabile tra le popolazioni e la casta di iniziati alla comunicazione, all’intelligenza, alla conoscenza, alla borsa, al potere. Le elezioni americane hanno emesso due segnali importanti. I social si sono permessi di censurare il presidente degli Usa, dimostrando così che esiste un potere privato, ma pubblico e globalizzato, che conta più di quello istituzionale. Lo scandalo degli algoritimi di Dominion, che pare siano stati decisivi nell’esito della contesa, si è spento, oscurato dai media e ignorato dai più, ai quali non interessa affatto. La democrazia, nella sua espressione utopica e diffusa, non è che una superstizione a cui si vuol restare aggrappati rifiutandosi di guardare alla realtà per non ammettere che non si conta nulla.
Stiamo galoppando verso l’era delle élites nella quale o sei competente, qualificato e con buone entrature, o sei una semplice statistica, come ammoniva Fight Club.
Nulla di particolarmente nuovo, dato che è un processo che si è avviato da diversi decenni che si sposa con l’ideologia e la mistica di chi detta i tempi da quasi ottant’anni.
La Covid che ci ha imposto la mascherina sul volto, ha contemporaneamente svelato quello del potere. E quindi non resta che formarsi, attrezzarsi, organizzarsi, per entrare nelle partite di élite, con un’élite europea, dotata di una precisa, radicata, indiscutibile, cosmovisione, che mantenga la vocazione partecipativa, per rappresentare e soprattutto formare, forgiare, rigenerare, il popolo da quella massa oggi sgranata di individui egoisti, attendisti e vigliacchi che vegetano come ultimi uomini zarathustriani. Ammiccanti e longevi come pulci, Covid permettendo.