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Emotività propagandistica

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Una strategia criminale in atto

Si dice che Churchill fosse a conoscenza dell’attacco aereo su Coventry, ma decise di non far predisporre alcuna protezione della città, per non far capire al nemico tedesco che i servizi inglesi erano riusciti a decodificare il messaggio in codice del suo sistema ritenuto inattaccabile.
Insomma, vera o parzialmente distorta questa notizia, resta il fatto che un decisore politico deve mettere sul piatto della bilancia certe conseguenze anche umane di scelte che vanno oltre la pietà dell’egoismo individuale o di gruppo per la giusta convenienza della Nazione.
A supporto di questa impostazione di principio, aldilà degli specifici campi di intervento, Paul Bloom, studioso internazionale di psicologia sociale e morale, nonché docente alla Yale University, ha scritto un saggio dal titolo inequivocabile: Contro l’empatia. Una difesa della razionalità (Liberilibri, Macerata 2019).
Il ricercatore citato parla espressamente di «un’esacerbante importanza all’aspetto emozionale», di «approccio iper-sentimentale che ha a che fare con la nostra fragilità spirituale», di «ubriacatura emotiva», di empatia come riflesso di «preconcetti e propensioni», di empatia come distorsione «dei nostri giudizi morali nello stesso modo in cui lo fa il pregiudizio», di come «l’empatia può essere strategicamente innescata per perseguire fini cattivi».
In sostanza, il politico, ma anche il semplice cittadino che spinto dal sentimentalismo accattone fa la carità incrementando il crimine dei trafficanti dell’elemosina, dovrebbe aver chiaro la priorità del bene in una scala di interessi superiori alla ingenua e ignorante pulsione emotiva.
A meno che – e questo riguarda la gestione della ormai noiosa “emergenza Covid” – altri interessi equivoci e loschi non siano alla base della strategia criminale in atto.
Perché alcune domande bisogna porsele come appartenenti ad una comunità politica: è un bene mettere in ginocchio un Friuli-Venezia Giulia decidendo sui dati sopra riportati, la cui natura clinica e la validazione epidemiologica sarebbe tutta da chiarire? È un bene devastare una realtà economica giocando sui fattori fasulli ed sospetti dell’emotività propagandistica? È un bene condizionare per un tempo futuro ed indeterminato intere generazioni di giovani sotto l’aspetto culturale, psichico e relazionale?
La mia risposta è no! E ognuno, poi, scelga la sua posizione.

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