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Cordata per l’egiziano considerato antisemita all’Unesco. Anche Usa, Israele e Francia lo appoggiano

             PARIGI – Farouk Hosni ce la può fare e per la prima volta un arabo potrebbe guidare l’Unesco, l’organizzazione dell’Onu per la cultura e l’educazione. Ma il suo nome, poco conosciuto dalle opinioni pubbliche occidentali, suscita un vespaio di polemiche e rende quanto mai incerto l’esito del voto. Settantuno anni, da ventidue ministro della Cultura egiziano, Hosni è l’uomo con il quale Hosni Mubarak vuole imporre il suo paese come punto di passaggio obbligato del dialogo tra mondo occidentale e mondo islamico.

Da due anni il presidente egiziano Mubarak fa campagna presso le cancellerie di tutto il mondo per sostenere il suo candidato, ma per molti l’idea di portare Hosni al vertice di un organismo chiamato a favorire la tolleranza fra le culture del pianeta è uno scandalo: autore di alcune dichiarazioni antisemite, il ministro egiziano suscita diffidenza.

Il consiglio esecutivo dell’Unesco ha avviato le procedure per trovare un successore al giapponese Koichiro Matsuura. Il 17 i 58 membri voteranno a scrutinio segreto e la loro scelta sarà sicuramente ratificata in ottobre dall’assemblea generale. Hosni dice di avere in tasca 32 voti, cioè la maggioranza, ma gli osservatori ritengono improbabile un’elezione al primo turno. Ma chi è pronto davvero a votare l’egiziano nel segreto dell’urna? Nessuno si sbilancia ufficialmente, con la sola eccezione del Brasile, il cui voto all’egiziano è considerato sicuro. A sparare a zero contro Hosni sono stati tre intellettuali ebrei: il premio Nobel Elie Wiesel, Claude Lanzmann e Bernard-Henri Lévy. Impossibile, secondo loro, eleggere un uomo che negli ultimi otto anni ha rilasciato più di una dichiarazione antisemita e definito la cultura israeliana “inumana” e “razzista”. Nel 2008, davanti al parlamento egiziano, in risposta a una interpellanza dei Fratelli musulmani sull’introduzione di libri israeliani nella biblioteca di Alessandria, Hosny ha detto: “Bruciamo questi libri, se ce ne sono, li brucerò io stesso davanti a voi”. In maggio ha fatto ammenda, si è scusato, ma come ha detto il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, l’egiziano “non ha aspettato il 2008” per rilasciare dichiarazioni controverse.

Kouchner, in ogni caso, si è ben guardato dal dire come voterà la Francia: Paese ospite dell’Unesco, si dice imparziale. Ma per quel che si sa, l’Eliseo appoggia la candidatura voluta da Mubarak: “L’Egitto è un fattore di pace in Medio Oriente”, ripetono fonti dell’Eliseo. Anche la Lega araba, l’Unione africana, l’Organizzazione per la conferenza islamica appoggiano l’egiziano, anche se si mormora che molti paesi arabi, come l’Algeria, siano inclini a silurare Hosni per evitare un successo della diplomazia del Cairo. Gli europei presentano ben tre candidati, fra cui il commissario alle relazioni internazionali, l’austriaca Benita Ferrero-Waldner, ma difficilmente troveranno una posizione comune, malgrado le pressioni della presidenza svedese. Franco Frattini ha detto che l’Italia non ha ancora scelto, ma fonti vicine alla Farnesina lasciano intendere che la preferenza andrà Hosni.

E gli Usa e Israele? La Casa Bianca appoggerebbe l’egiziano in nome del dialogo con il mondo musulmano, Israele sarebbe “non ostile” per mantenere buoni rapporti con il Cairo. Ma i diplomatici dei due paesi, secondo Le Monde, starebbero in realtà osteggiando segretamente la candidatura dell’egiziano, favorendo la moltiplicazione dei candidati, almeno 9 finora.

Che c’è di strano? Qui e lì è tutto e soltanto un enorme inciucio: cristiano, islamico, ebraico, democratico, liberale, marxista. Lottizzano e spartiscono. Le pregiudiziali servono sempre e soltanto per quelli che non contano niente.

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