“Ho capito: lei vorrebbe sapere quale sarà la linea culturale di Futuro e Libertà…”. Quali saranno i vostri punti di riferimento, onorevole Luca Barbareschi. Per dire: da giovane, Gianfranco Fini fu vicino al pensiero di Giovanni Gentile. “Beh, allora pensiamo subito ai giovani di oggi: noi crediamo che sia giusto leggere Roberto Saviano, un uomo certamente coraggioso… solo che quella di Saviano non è letteratura, proprio no. Per questo, ecco, nelle scuole sarà opportuno valorizzare i testi di Cervantes, di Proust… e pure, non so, proporre l’opera di un fuoriclasse come Thomas Mann”.
Sulla strada che porta a Bastia Umbra, Luca Barbareschi – attore di gran fama, e poi regista, produttore e responsabile Cultura di Fli – ragiona su quello che potremmo definire il pantheon del nuovo partito. “Anche se quest’idea di pantheon è un po’ abusata, non trova?”.
E’ vero. Meglio uscire dalla retorica. E perciò, senza indugi: questo cammino che vi conduce sull’orizzonte di una destra moderna ed europea, prevede anche, prevede ancora Ezra Pound? “Così lei mi provoca…”. No. Le chiedo solo che fine farà una classica lettura di destra, come è stata, appunto, per decenni, quella del poeta americano sedotto dal fascismo. “Voglio risponderle da ebreo: io penso che nel nostro partito dovremo leggere volentieri anche il Corano e la Bibbia… voglio dire che dentro Fli non dovremo fare l’errore di dire: Gramsci sì, e Pound no, o viceversa. Del resto, sa cosa diceva Shakespeare? L’importante è che in uno scrittore, in un poeta ci sia traccia di una ferita, di una motivazione profonda, ci sia insomma qualcosa che emoziona. Non so: provi a pensare a un personaggio dannato e straordinario come Céline…”.
Intervistare Barbareschi e incalzarlo, e arrivare fin sull’orlo della provocazione: è un gioco che accetta e che legittima, evocando – a più riprese – “il mio caro amico Gianfranco…”.
Anche adesso, per esempio. Lui ha citato Louis Ferdinand Céline, dannato e straordinario: e allora viene in mente Pier Paolo Pasolini. “Pasolini?”. Esatto: Pasolini. “Guardi, io sono convinto che opere come “Comizi d’amore” e “Scritti corsari” siano ancora di un’attualità assoluta”. Assoluta? “tragicamente assoluta”. Questo lo dice sempre anche Nichi Vendola. “Lo so, e allora? E’ un problema?”. Deve dirlo lei se è un problema. “Non lo è. Ma scherziamo? Noi pensiamo che la politica, oggi, non sia più ideologia, non sia la contrapposizione cupa e costante che, negli ultimi anni, Berlusconi ha imposto al Paese. O con me, o contro di me. Noi, al contrario, pensiamo che la politica sia una grande, magnifica commistione di uomini e di culture”
Sono discorsi netti, importanti, abbastanza inediti. Davvero, vi si sono esercitati in pochi, pochissimi. Così viene da pensare che, qualche tempo fa, quando Futuro e Libertà non era neppure in cantiere, un intellettuale di destra giovane e spiazzante come Angelo Mellone, scrisse un libro in cui, probabilmente azzardando, teorizzò l’esistenza di una destra pop, in cui si apprezza Massimo Cacciari e si leggono molti titoli di Adelphi.
Barbareschi, ora, dice che sì, quella destra pop esiste davvero. “La conosco: è quella destra che va volentieri ai concerti degli U2… Una destra che, legittimamente, è capace di appropriarsi anche di simboli che, per un mistero tutto italiano, sono sempre stati assegnati alla sinistra”. Il cinema e certa televisione sono, tradizionalmente, di sinistra. “Lo so. Anche se…?. Va bene, c’è Lando Buzzanca.” Ma no… c’è altro…. Come? Dove? “Allora: io leggerò il manifesto di Fli sulle immagini di un video. L’abbiamo voluto con immagini di italiani importanti, emblematici. Così ho chiamato Michele Placido, per chiedergli il permesso. E lui: “Ma certo, Luca…”. La stessa risposta che mi hanno dato Teo Teocoli ed Ennio Morricone. E lasciamo stare Celentano, che già nella lettera al Corriere ha detto che Fini gli sembra l’unico politico con un minimo di prospettiva”.
Barbareschi fa l’elenco – “sommario, perché sono tanti” – degli altri italiani emblematici: Enrico Fermi, Franco Basaglia, Rita Levi Montalcini. E poi gli sportivi: da Enzo Ferrari a Bartali, da Berruti a Mennea.
Mancano un po’ di figure classiche per chi viene da destra. “Tipo?”. Tipo Gabriele D’Annunzio. “E D’Annunzio lo teniamo, non penserà mica che lo buttiamo!”. Evita Peron, la musa dei descamisados. “Da studiare… terremo pure lei”. Infine ci sarebbe Giorgio Almirante. “Uomo onesto, lucido. Gran personaggio. Punto di riferimento. E lo dico io, che sono un ex socialista, non certo un ex fascista…”.