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Femminilità oltraggiata

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Mentalità sudafricana, e la Fifa ha fifa


Diventa un caso diplomatico l’arresto di due sexy-tifose da parte della polizia sudafricana al termine di una delle partite del Mondiale. Tanto che interviene addirittura il ministro degli Esteri olandese, Maxime Verhagen. “L’arresto e l’accusa – sostiene il ministro – sono una reazione sproporzionata. Se il Sudafrica e la Fifa intendono perseguire una società per pubblicità illegale devono avviare una procedura contro la società e non contro semplici cittadine che portano una gonna color arancio”.
LA RICOSTRUZIONE – Il caso è esploso durante la partita Olanda-Danimarca. All’inizio del match sugli spalti sono apparse 36 tifose vestite d’arancione, inviate dal produttore di birra Bavaria. Il problema è che tra gli sponsor ufficiali del Mondiale c’è un’altra birra, la Budweiser. E così le ragazze, che si erano ovviamente guadagnate l’attenzione dei fotografi, sono state invitate ad allontanarsi dallo stadio Soccer City di Johannesburg. La questione sembrava risolta, tanto che la stessa Fifa aveva escluso gli arresti. Ma successivamente si è venuto a sapere che due ragazze sono invece state trattenute con l’accusa di aver fatto pubblicità illegale. Barbara Castelein e Mirthe Nieuwpoort – questi i loro nomi – sono già apparse davanti al tribunale, che ha rinviato il caso al 22 giugno quando le due donne – rivela il Mail&Guardian online – saranno addirittura processate. “Queste donne, che facevano parte di un gruppo più numeroso, sono sospettate di essere coinvolte in attività commerciali illlegali”, ha detto il colonnello di polizia Vishnu Naidoo. La Fifa, dal canto suo, ha sottolineato che in Sudafrica questo è un reato penale.
Questo mondiale in Sudafrica servirà perlomeno a mostrare a tutti qual è il volto del paradiso dei progressisti. Un ladro autoctono si è visto infliggere ben 16 anni di carcere mentre le due discendenti dei boeri rischiano la prigione solo per aver ostentato una minigonna arancione. Dipietristi e leghisti ultrà si troveranno magari bene a Johannesburg, la gente normale invece inizia a porsi elementari domande sull’universo concentrazionario di Mandela.

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