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Fini gioca al nazionalista

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Ma intanto l’antinazionalismo della Lega protegge l’Italia che lui vuole disintegrare


Bisogna contrastare la propaganda della Lega o è a rischio la coesione nazionale. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il convegno “Patriottismo repubblicano e Unità d’Italia” organizzato dalla Fondazione FareFuturo e dalla Fondazione Spadolini a Roma.(E con chi altri poteva organizzare se non con l’anti-italiano di Sigonella?)  Le parole del presidente della Camera sono state pronunciate all’indomani del tradizionale raduno del Carroccio a Pontida. In particolare, ieri Castelli ha minacciato la secessione, “se non ci sarà il federalismo”.
Secondo Fini, “il rischio per il senso di italianità è forse quando non si contrastano le goliardate, ma è anche più forte se si finisce con il derubricare l’italianità in una sorta di operazione museale volta a relegarla ad una specie di storia del passato”. E allora, secondo Fini, “non basta contrastare la sortita propagandistica, ma occorre anche essere capaci oggi di far capire che essere italiani significa riconoscersi in alcuni valori non trattabili che sono alla base di un’identità di un popolo”. (“Alcuni” valori? Quali? Quelli della trottola?) E’ per questo che, per Fini, “bisogna stare attenti a non derubricare le affermazioni della Lega come sortite goliardiche fini a sé stesse”.
Fini ha criticato dalle radici l’ideologia leghista, a cominciare dall’affermazione della Padania come entità geografica o persino politica: “La Padania è semplicemente una felice invenzione propagandistico – lessicale, un neologismo – ha detto il presidente della Camera – perché fra Cadore e Tigullio non c’è assolutamente nulla in comune. O si è italiani o non si ha altra identità che non sia assolutamente localizzata”. Del resto, ha rilevato Fini, anche fra “il Cadore e la provincia di Rovigo” le differenze sono enormi, anche in termini di dialetto.
La migliore risposta alle affermazioni della Lega, ha concluso, è una “azione culturale e pedagogica tesa a riaffermare cosa si intenda per nazione”. Fini poi ha sottolineato come i mondiali insegnino una cosa. E cioè che “in Germania è in corso un dibattito perché nella Nazionale giocano molti di nazionalità tedesca ma di genitori nati altrove. (Ecco dove andava a parare…) E’ la riprova del fatto che una società che deve affrontare il futuro ha l’obbligo di porsi il problema dell’integrazione dello straniero soprattutto se questi riconosce pienamente alcuni valori, giurando fedeltà a quella Costituzione e, divenendo figlio di quella comunità, arriva magari perfino alla maglia della Nazionale”.
Alcuni argomenti sono fondati e – se fossero innocenti – potrebbero essere condivisi; ma non sono affatto innocenti e sono chiaramente strumentali. Fini vuole l’Italia di Soros e Murdoch: il paradiso degli schiavi senza coscienza e radice, senza identità. E sfida la Lega  perché questa cerca di porre un freno alla valanga migratoria
Insomma, morale della favola: la Lega con una retorica anti-nazionale fa in qualche modo una politica di omogeneità nazionale, Fini & co con una retorica nazionale spingono invece per la disintegrazione del tessuto nazionale.
Nella società dello spettacolo nulla è come sembra. Anzi, tutto è il contrario di quel che sembra.

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