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Forse che sì forse che no

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L’Europa che ci piacerà

Tutto giusto e per quello appunto stiamo andando non alla sua negazione ma al suo rivoluzionamento come si può notare leggendo il mio L’Europa che verrà dibattuto a Bruxelles il 16 aprile e che intende inizare un’azione di creazione di veri e propri Eurochocs. (http://www.gabrieleadinolfi.eu/acquista-on-line.html)

Tutto giusto, dicevo, tranne il postulato. Non è l’Europa – nemmeno quest’Europa – la causa di tutto ciò: lo sono le nostre singole società e le nostre singole classi dirigenti. E non è l’Europa che impone il “gender” lo sono le classi dirigenti liberal-trozkiste di tutto l’Occidente e quando, come è il caso dell’Ungheria, invece lo si nega, nessuno l’espelle dall’Europa.
In quanto alla Bce banca privata, direi piuttosto che, essendo di proprietà delle 27 Banche centrali, è privata solo perché lo sono queste a loro volta e lo erano da prima dell’Euro.
Euro che ha costretto gli americani a più di una guerra per contenerne il potenziale e poi non a caso sono la City e le Banche Rotshschild che cercano di farlo saltare e che finanziano ovunque i populismi euroscettici (Grillo e Farran direttamente, le destre tramite le banche russe che rispondono alla Banca centrale russa a maggioranza Rotschild).
Anche per quel che riguarda la politica estera europea non concordo: a est si è mossa sempre bene, ivi compresa la patata bollente ucraìna ma, prima ancora, la Georgia.
Dobbiamo tra l’altro all’adesione alla Ue se i nostri tribunali speciali a gestione sovietica hanno smesso di farci marcire in carcere per motivi ideologici quattro anni e più in attesa di processo sulle basi, magari, della detenzione di un giornale regolarmente in vendita.

Per il resto siamo d’accordissimo: ma non bisogna negare l’Europa per poi rifarla daccapo: non esiste nella storia dell’uomo un procedimento così, è irreale e irrealizzabile. Bisogna rivoluzionarla, così come rivoluzionammo l’italietta ignobile savoiarda che aveva tradito il Risorgimento.
Possiamo e dobbiamo farlo, direi che è un imperativo sia ideale, sia sacro, sia di coerenza sia di potenza.
Passare il tempo ad accusare solo Bruxelles scaricandogli addosso le tantissime ed enormi colpe italiane e magari ad attaccare la Germania che è l’unica a farci guadagnare spazi di libertà dallo strapotere Usa, ricorrendo a dozzinale demagogia spicciola per proporre secessionismi antistorici che garbano ai vincitori della Seconda Guerra Mondiale, non ci compete o quanto meno non è da me.

Rivoluzioniamo quindi l’Europa ma facciamo presto. 

 

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