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Francesco Mangiameli

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Trent’anni fa il più  inquietante, insensato e imbarazzante dei delitti

Il 10 settembre 1980 (il 9 secondo altre ricostruzioni) vicino Roma veniva assassinato Francesco Mangiameli dirigente di Terza Posizione di trentuno anni .
Un delitto assurdo e demenziale consumato a tradimento da “fuoco amico”. Grave e pericoloso è il delirio di onnipotenza che coglie chi acquisisca all’improvviso la facoltà  di decidere della vita o della morte altrui e non abbia la preparazione e la coscienza indispensabili per mantenersi padrone di sé e degli eventi.
Quella follia, determinata da un dissapore di qualche mese prima, dovuto ai più futili motivi del mondo, rappresentò l’azione più orrenda e disdicevole della banda Fioravanti (che rappresentarono una componente specifica dei Nar, sicuramente significativa, ma non I Nar che, in quanto tali, contrariamente a quanto sostengono presunti storici, degli autentici ciarlatani, non entrarono mai in guerra con Terza Posizione).
Consumato il delitto, gli sciagurati si resero conto di quanto fosse lordo e imbarazzante il loro misfatto e cercarono di rimuoverlo precipitosamente facendo sparire il corpo che gettarono in un lago con pesi da sub alle ascelle per non farlo riaffiorare. Ma riaffiorò ventiquattrore dopo.
A questo punto i suoi assassini, per timore di perdere la faccia e sopratutto la solidarietà per loro indispendabile nell’area, iniziarono a imbastire racconti diversi per giustificare l’omicidio del valoroso militante palermitano. Una serie di calunnie persino più imperdonabili dell’omicidio, perché cercare d’infangare l’onore delle proprie vittime per liberarsi del peso dei propri misfatti non rappresenta di certo un capolavoro esistenziale.
Il risultato fu un boomerang. Gli inquirenti si chiesero il perché di un delitto tanto misterioso e del tentativo, contrario agli usi dei Fioravanti, di far sparire il corpo invece di rivendicare l’omicidio.
Non capirono che gli assassini si erano vergognati del misfatto assurdo e così iniziarono a ipotizzare che avessero voluto eliminare un teste scomodo e presero ad elucubrare fino a perdersi nei labirinti e negli alambicchi dei gialli giudiziari.
Fu seguendo questi percorsi che iniziarono a costruire il teorema assurdo per il quale, alla fine, i coniugi Fioravanti furono condannati per la strage di Bologna. Questa sinistra nemesi finì però con il coinvolgere indirettamente anche una persona solare, innocente non solo della strage ma anche di quest’ineffabile assassinio:  Luigi Ciavardini.
Ed ecco come e perché quell’infame tragedia di trent’anni fa finì con il rappresentare l’evento più infausto di tutta l’epoca.
Ancor oggi la vicenda è così imbarazzante che collettivamente l’area tende a rimuoverla mentre per sublimarla, per purificarla, è necessario rendere gli onori dovuti a colui che fu a lungo e senza posa un grande militante dngli anni più duri, Francesco Mangiameli, ucciso dall’imbecillità delinquenziale ma non per questo meno Caduto di tutti gli altri nostri angeli custodi così come li ha felicemente definiti Gianluca Iannone.
Francesco Presente!
Nella speranza che anche noi si torni ad essere presenti: a noi stessi. Iniziando di lì.

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