Un anno fa, lunedì 6 aprile, la terra d’Abruzzo ingoiava L’Aquila e mezza provincia.
Da subito la reazione. Innanzitutto quella abruzzese che è stata tra le più ferme al mondo. Poi quella dei volontari, non solo della Protezione Civile ma anche autonomi, di base.
Siamo fieri del fatto che si rivelò efficace il programma Fratelli d’Italia lanciato da noreporter.
Significativi e memorabili oltre che efficienti, i soggiorni di Casa Pound Italia a Poggio Picenze e del Soccorso Sociale a Taffo.
A un anno di distanza si registrano i miracoli della Protezione Civile e delle ricostruzioni Berlusconi-Bertolaso.
Ma si registra anche qualcos’altro. In ogni ambito, laddove sono stati applicati i poteri speciali, L’Aquila ha preso il volo. In tutti i casi in cui invece c’entra la burocrazia e, con essa, la pletora delle regole “democratiche” ci sono solo rovine e sfollati.
Tali sono, infatti, coloro le cui case sono state lesionate e non distrutte. Chi l’ha avuta distrutta ha una casa di nuovo. Gli sfollati, perché hanno case da ripuntellare, attendono la burocrazia. Auguri!
Nel commemorare L’Aquila, nell’onorarla, bisogna fare il bilancio.
Liberateci, al più presto, da questa democrazia!
