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La Jalta energetica ci chiama a Baku (dove anche Gazprom ci guadagna)

L’ambiente relazionale all’interno del quale si muovono le due Europe, Unione Europea e Russia, è permeato da un clima di tensione, alta ed elettrizzante, sin dallo scorso ottobre, cioè da quando ha avuto inizio una nuova crisi nella vena scoperta del Vecchio Continente: l’Ucraina.
La crisi ha avuto e sta avendo anche dei risvolti sul piano energetico, come palesato dall’impazzimento del costo dell’energia elettrica e dalla riduzione gradata-ma-perniciosa dei flussi di gas russo verso l’Ue, e la dirigenza comunitaria sta correndo ai ripari come, dove e per quanto possibile. E una soluzione, per quanto parziale e limitata, al problema della dipendenza dal gas russo, potrebbe provenire dall’Azerbaigian.

I big occidentali a Baku
L’Unione Europea sta vivendo un momento di grave difficoltà in materia di autonomia energetica: prezzi dell’elettricità alle stelle, mancanza di una posizione comune sul nucleare, transizione verde appena cominciata e questione sempreverde, perché mai risolta, della dipendenza dal gas naturale di provenienza russa.
Il momento di debolezza europeo potrebbe essere superato grazie all’aiuto di fonti alternative, come il liquefatto qatariota, ed è questa consapevolezza che sta muovendo il rinnovato dialogo tra Baku e Bruxelles. Un dialogo, comunque, radicato, datato e tutt’altro che limitato all’energia, come ricordano l’accordo di partenariato e cooperazione del 1999 e l’ingresso dell’Azerbaigian nella Politica europea di vicinato nel 2004.
Oggi, complice il crescendo di ostilità tra Unione Europea e Federazione russa – che mette in pericolo i rifornimenti di gas naturale della seconda diretti alla prima –, l’Azerbaigian va assumendo un ruolo crescentemente centrale nelle dinamiche delle relazioni energetiche transcontinentali. Ruolo palesato dall’Ottava riunione ministeriale del Consiglio consultivo del Corridoio meridionale del gas, che, avvenuta a Baku a inizio mese – il 4 febbraio –, ha attratto una platea di interessati: Kadri Simson (eurocommissario per l’energia), Oliver Varhelyi (eurocommissario per il vicinato e l’allargamento) e delegazioni di 18 Paesi, tra i quali l’Italia – rappresentata dall’onorevole Vannia Gava, sottosegretario al Ministero della transizione ecologica.

Di cosa si è discusso
L’Ottava riunione ministeriale del Consiglio consultivo del Corridoio meridionale del gas ha visto la partecipazione del presidente azerbaigiano, Ilham Aliyev, e ha funto da occasione ideale per discutere dello stato attuale delle relazioni Baku-Bruxelles e di quello che potrebbe accadere in futuro.
Dopo aver elogiato gli sforzi congiunti, da parte dei governi nazionali e delle istituzioni internaizonali, che han permesso la costituzione di opere infrastrutturali come il Tap e il Corridoio meridionale del gas, attraverso le quali “l’Azerbaigian è riuscito ad aumentare le sue esportazioni verso i mercati internazionali, compresi i mercati europei“, Aliyev ha fatto notare che “cresce la domanda di gas da nuove fonti”.
La riunione del 4 febbraio, ha continuato il capo di stato azerbaigiano, in quanto caratterizzata da un numero maggiore di partecipanti rispetto alle edizioni precedenti, è la prova che “il gas dell’Azerbaigian è necessario per nuovi mercati”. E l’assenza di un’”agenda politica dietro la politica energetica [nazionale]”, dimostrata da anni di partenariato efficace ed efficiente con alcuni Paesi europei, ha proseguito ancora Aliyev, non può che spronare coloro che sono ancora indecisi sul dà farsi: l’Azerbaigian è il rifornitore giusto al quale rivolgersi in questi tempi di instabilità e volatilità.

Le potenzialità di Baku
La nazione, ha spiegato Aliyev, possiede delle “riserve di gas accertate, note, [pari a] 2,6 trilioni di metri cubi” e sta progettando di soddisfare la domanda di quanti siano interessati a questa risorsa preziosa in due modi: aumento della produzione-per-esportazione e investimenti nella ricerca di nuovi giacimenti.
Per quanto riguarda il primo punto, quello dell’aumento della produzione-per-esportazione, Baku prevede di incrementare il quantitativo disponibile sul mercato massimizzando lo sfruttamento del giacimento Shah Deniz e capitalizzando l’Absheron, la cui entrata in funzione dovrebbe avvenire “in meno di un anno”, il Babak, che si stima possa contenere fino a “400 miliardi di metri cubi”, l’Umid, che potrebbe avere “almeno 200 miliardi di metri cubi”, e l’Azeri-Chirag-Gunashli.
Gas a parte, Aliyev ha voluto parlare anche delle opportunità che offre l’Azerbaigian agli investitori stranieri in materia di rinnovabili ed energia pulita. Ultimo, ma non meno importante, il capo di stato ha voluto ricordare ai presenti che “la nostra politica energetica va oltre le questioni della diversificazione e della sicurezza energetica, perché crea nuovi legami tra i paesi, aiuta lo sviluppo delle relazioni e ad aumentare il livello di fiducia reciproca”.

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