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Le manovre atlantiste per imporci il gasdotto che, all’opposto del South Stream, ci renderà schiavi

I governi che, attraverso le loro compagnie, prendono parte al progetto per la costruzione del gasdotto trans-europeo Nabucco, dovrebbero firmare l’accordo a giugno. L’ha affermato, secondo quanto riferisce EurActiv, il capo del consorzio Nabucco Reinhard Mitschek.
Al consorzio prendono parte l’Austria con la compagnia petrolifera Omv, l’Ungheria con la Mol, la Bulgaria con la Bulgargaz, la Romania con la Transgaz e la Turchia con Botas. Al progetto prende parte poi anche la compagnia elettrica tedesca Rwe.
“Con il coordinamento della Commissione europea, andiamo verso il compromesso che dovrà essere indicato nella bozza d’accordo, la cui versione finale sarà pronta a maggio”, ha detto Mitschek. Subito dopo la firma, si partirà con la realizzazione concreta del progetto. “La firma dell’accordo darà il via libera ai processi per specificare l’ambito dei paesi partecipanti e la preparazione per la valutazione d’impatto ambientale”, ha precisato il numero uno del consorzio.
Entro fine anno il consorzio intende iniziare con le operazioni ingegneristiche vere e proprie. “La costruzione del gasdotto partirà nel 2011 e nell’anno seguente verranno definiti i fornitori”, ha chiarito il manager. Secondo Mitschek, la crisi del gas tra Russia e Ucraina, che ha lasciato l’Europa senza gas a inizio anno, ha reso più positivo l’approccio dei paesi interessati alla costruzione del Nabucco, col quale si spera di far diminuire la dipendenza energetica dell’Europa dal sistema di trasporti russo.
Per quanto riguarda le forniture, Mitschek ha respinto le valutazioni russe, secondo le quali non ci sarebbe abbastanza metano da far affluire nel Nabucco, e ha lasciato la porta aperta a Mosca. “Gazprom – ha detto – può essere uno dei fornitori”. Tra i possibili paesi esportatori di gas, Mitschek ha citato Iraq, Egitto, Azerbaigian e Turkmenistan. Sul finanziamento, infine, il capo del consorzio ha spiegato che ci sono state trattative con la Banca europea per gli investimenti (Bei), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e diverse agenzie per il credito alle esportazioni. La Bei ha dato la disponibilità a finanziare il 25 per cento, pari a 2 miliardi di euro.

 

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