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Genio italico

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Non solo a Napoli

Le mascherine sono introvabili dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus. E in attesa che arrivi la maxifornitura dalla Cina ordinata dal Governo, c’è chi si arrangia come può. E chi – con un atto di cuore – mette a disposizione le proprie competenze per autofabbricarle. È il caso dell’azienda reggiana ‘3D Line’ che si occupa di moderne stampe tridimensionali e delle tecnologie correlate.
I fratelli Andrea e Simone Gaddi, soci fondatori dell’azienda, hanno così deciso di mettere a disposizione gratuitamente il loro genio, partorendo un’idea di prototipo di mascherina in modo che chi avesse una stampante 3D potrebbe produrla. “Abbiamo realizzato un file di progetto – spiegano – che abbiamo messo in rete, sul nostro sito facebook e su youtube, condividendolo così sui social”. Un vero e proprio tutorial che spiega passo dopo passo come costruire la mascherina. Dalla base alle guarnizioni in silicone adesivo fino agli elastici.
“La maschera però – ci tengono a sottolineare – non deve essere utilizzata come presidio medico chirurgico, ma solo in caso di emergenza quando non si hanno altri sistemi”. Non si tratta infatti, occorre evidenziarlo, di mascherine certificate. Ma l’intenzione della 3D Line è quella di aiutare chi in questo momento di carenza sul mercato per effetto della pandemia, non ha nulla con cui proteggersi quando esce. Insomma, meglio queste non certificate che niente.
“I materiali che possono essere utilizzati sono Pla (bioplastica) o l’Abs (un polimero termoplastico) – illustrano i fratelli Gaddi – Ma si possono utilizzare anche la carta da forno e i filtri ‘hepa’. Ma il popolo social rispetto al nostro ‘attacco’ standard di base, sta proponendo diverse soluzioni: dai filtri contro i carboni attivi fino a quello delle comuni aspirapolveri”.
Un’iniziativa che è stata molto apprezzata e che è destinata ad essere utilissima. Se ne sono accorti persino dalla Calabria dove un gruppo denominato ‘Sviluppo&Lavoro’ che collabora col Comune di Cosenza ha deciso di girare ai cittadini questa opportunità. Chiunque avesse una stampante 3D può produrre le mascherine e dare il proprio contributo alla collettività. “Su richiesta le possiamo fare anche noi – concludono i fratelli Gaddi – Ma i tempi sono lunghi e non permettono una grande tiratura. Noi riusciremmo a farne due o tre al giorno, calcolando che ci vogliono mediamente 4-5 ore di stampa per una mascherina. Sui costi possiamo andare incontro a chi ce le chiede, ma fare una produzione sarebbe difficilmente sostenibile per una realtà come la nostra. Quello che volevamo mettere in circolo era più che altro l’idea”.

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