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Gli immensi guadagni sono inconfessabili

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Così le cifre ufficiali ci lasciano credere che in Afghanistan si sia spesa una fortuna

L’Italia ha messo sul piatto nove miliardi di euro per la missione in Afghanistan. Una cifra che è servita a coprire vent’anni d’intervento. Il dato emerge mentre tutti i risultati geopolitici raggiunti in quella zona di mondo crollano, uno ad uno, come in un improvviso effetto domino.
Sono cifre che, alla luce di quello che sta accadendo nello Stato asiatico, non possono che far riflettere. Sullo sfondo, c’è un disastro, oltre che una tragedia umanitaria e bellica: quanto avvenuto ad Herat in questi giorni è simbolico tanto per noi italiani quanto per il resto delle nazioni che avevano messo piede in quella parte del mondo. Forse per gli italiani, la caduta di quella provincia, vuol dire qualcosa in più, perché lì abbiamo giocato un ruolo diverso. Ma è solo uno degli esempi che potrebbero essere presentati. E tutti i casi di specie rifletterebbero il contrario di quello in cui aveva sperato anche l’Italia, come attore internazionale, peraltro mettendo in campo tutti quei soldi .
Quando la parola che riecheggia è appunto “fallimento”, diviene naturale, soppesare su una bilancia immaginaria la bontà di certe scelte. Ma non sembra questo il momento dei giudizi politici. Di cose da fare ce ne sono ancora. Nel corso della giornata di ieri, mediante un intervento su Facebook, l’ex presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha scritto di essere “molto preoccupato per ciò che accadrà in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe americane. Ora – ha aggiunto il coordinatore di Forza Italia – la priorità è mettere in salvo tutto il personale diplomatico e militare della nostra ambasciata a Kabul. Compreso il personale afghano che ha collaborato con noi”. Sempre Tajani ha poi domandato all’Unione europea di chiarire quale sia la linea che ha in mente per le imminenze – così come riportato dalla Sir – . Insomma, sembra esistere ancora spazio per limitare i danni. E soprattutto per decidere il da farsi, per quanto urgente sia.
Tra le domande che iniziano ad essere poste, almeno sul piano giornalistico, però, c’è anche quella legata al quantum. E di soldi per cercare di scacciare i talebani ed Al Qaida da quella nazione, dall’inizio di Enduring Freedom in poi, ne sono stati investiti tanti. La disamina completa l’ha pubblicata, attraverso questo approfondimento, Il Sole 24 Ore. La particolare classifica è guidata dagli Stati Uniti d’America, con ben un trilione di dollari. Lo abbiamo premesso: è un periodo in cui, quanto fatto nel corso di un ventennio in Afghanistan, sembra divenire inutile o quasi. Seguono Regno Unito e Germania, con rispettivamente 30 e circa 20 miliardi. E poi ci siamo noi italiani, con i nostri quasi nove miliardi.
L’argomentazione dei costi comportati dall’operazione in Afghanistan è ciclica: è stata spesso utilizzata, dai contrari a qualunque intervento, per certificare le loro ragioni. Ma non si tratta di denaro usato in via esclusiva per fini militari: questo dovrebbe essere ovvio. Sempre Il Sole 24 Ore spiega come una parte degli investimenti sia stata destinata alle popolazioni civili, ad esempio. E viene citata anche la voce relativa alla ricostruzione che, considerato il quadro odierno, sembra essere divenuta del tutto a rischio. Come abbiamo appreso, la guerra al terrorismo ha spesso un costo alto. Ma adesso è facile prevedere quante e quali voci scandalizzate si leveranno dinanzi all’evidenza dei numeri.
Di corposi e nuovi investimenti diretti da predisporre per quel territorio, al momento, non se ne parla. Il presidente Joe Biden sembra intenzionato a non tornare sui suoi passi, dopo aver confermato la decisione già presa di far tornare a casa i soldati americani. Con qualche probabilità, le statistiche che sono state presentate, saranno quelle definitive o quasi.

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