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Gli USA e la conquista dell’Eurasia

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L’accerchiamento mondialista dell’Eurasia prevede che l’Europa funga da “testa di ponte” dell’America sul continente.

Con il crollo del muro di Berlino e con il collasso dell’Unione Sovietica, gli Usa diventano l’iperpotenza che oggi noi tutti conosciamo. L’Europa occidentale secondo i think tank americani assume ora il ruolo di una “testa di ponte” gettata sul cuore del continente euroasiatico. Il teorico principale di tale strategia è l’ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente J. Carter, Z. Brzezinski.


Nel suo saggio, La grande scacchiera (Milano, 1998), anticipato nell’articolo “A Geostrategy for Eurasia”, apparso sulla rivista del Council on Foreign Relations, “Foreign Affairs” (76, 5), afferma esplicitamente che l’Europa occidentale è semplicemente “la testa di ponte essenziale dell’America sul continente euroasiatico” e molto realisticamente sottolinea che “enorme è la posta geostrategica americana in Europa.


Diversamente dai rapporti fra Stati Uniti e Giappone, all’interno dell’Alleanza atlantica l’influenza politica e la potenza militare americane incidono direttamente sul continente euroasiatico. In questa fase delle relazioni euroamericane, che vede gli alleati europei tuttora dipendenti, in larga misura, dal sistema di sicurezza americano, l’allargamento dell’Europa si traduce automaticamente in un’espansione della sfera d’influenza diretta degli Stati Uniti. In assenza di stretti legami transatlantici, per contro, il primato dell’America in Eurasia svanirebbe in men che non si dica. E ciò comprometterebbe seriamente la possibilità di estendere più in profondo l’influenza americana in Eurasia” (pag. 83).


Il controllo del continente euroasiatico è dunque il vero scopo della politica espansionista americana. Una volta assegnato all’Europa occidentale il ruolo geostrategico di testa di ponte, l’obiettivo primario degli Usa è quello di contenere ed influenzare sul piano militare e politico la Federazione Russa mediante partnership create ad hoc con i paesi dell’ex-blocco sovietico e persino con un accordo diretto come il recente trattato Nato-Russia.


La disintegrazione dei Balcani, , la questione del Kosovo e Metohija, il sostegno all’UCK, la demonizzazione di Milosevic, come anche l’appoggio dato dagli Usa ai terroristi secessionisti del Daghestan e della Cecenia, come un tempo venne dato a Bin Laden e compagni contro i sovietici nella guerra afghana, appartengono alla strategia mondialista degli anglo-americani. In questa stessa strategia rientra dunque anche la creazione della cosiddetta ”dorsale verde”.


Infatti i fenomeni secessionisti, come quello del Kosovo e Metohija, del Daghestan o della Cecenia, prima richiamati, che esplodono apparentemente in nome del principio di autodeterminazione dei popoli o di una specificità religiosa, nella generalità dei casi (a causa della loro posizione geostrategica) sono pretesti, che hanno dato e danno un senso alla cosiddetta ingerenza umanitaria ed al presidio militare dei governi di Washingt

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