Alla vigilia della visita a Budapest di Hillary Clinton piazza Roosevelt viene ribattezzata e diviene piazza Széchenyi, scrittore, politico e statista nazionalista magiaro del XIX secolo. Una scelta simbolica non da poco che attesta il passaggio da uno stato di subordinazione a quello della fierezza dell’indipendenza. Costernazione e rabbia dei democratici atlantisti, cortigiani frustrati della visitante.