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Guardando a Tel Aviv

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La casta militare pugnala alle spalle la Turchia

I vertici delle forze armate si dimettono in blocco e fanno vacillare in Turchia i rapporti col potere politico.
Con un’iniziativa senza precedenti nella storia del Paese, il Capo di Stato Maggiore Isik Kosaner e i responsabili di esercito, aviazione e marina hanno lasciato i loro incarichi, per rivendicare la promozione di alcuni dei 42 generali attualmente in carcere, perché sospettati di aver ordito un colpo di stato ai danni del governo del premier Erdogan.
Con lui, Kosaner si era a più riprese incontrato nelle scorse settimane, nella speranza di trovare una via d’uscita. Poi la decisione simbolica delle dimissioni, pochi giorni prima del Consiglio militare supremo che a inizio agosto dovrà pronunciarsi sulle promozioni.
Di recente, alle forze armate erano state rimproverate inefficienza nel contrasto al PKK e sabotaggio a siti internet governativi.
Sullo sfondo di queste tensioni, lo spinoso problema già sollevato dallo scontro politico per il referendum costituzionale dello scorso settembre: quello del rinnovato braccio di ferro tra esecutivo di Erdogan e militari, tradizionalmente considerati come guardiani della laicità dello Stato.
 

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