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Hanno ancora molto da spolpare

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Le famiglie stanno ancora bene

Nonostante l’incertezza e la volatilità, il 2021 è stato un anno molto positivo per la ricchezza delle famiglie, grazie all’apprezzamento delle azioni e grazie al contesto favorevole guidato dalle politiche delle banche centrali nel 2020 con tassi di interesse bassi, pur se a costo di pressioni inflazionistiche. Emerge dal tredicesimo Global Wealth Report di Credit Suisse, che mostra un’ulteriore crescita della ricchezza in tutte le aree geografiche, in particolare in Nord America e Cina.

La ricchezza delle famiglie italiane
Soffermandoci sull’Italia, il nostro è stato il primo Paese dopo la Cina a subire una grave epidemia di Covid-19, iniziata a marzo 2020. In termini di performance macroeconomica, nel 2020 si è avuto come risultato una contrazione: il Pil reale in Italia è sceso del 9%. Nel 2021 si è avuta una parziale ripresa, con un Pil cresciuto del 6,6%. Secondo le recenti previsioni, nel 2022 in Italia il Pil dovrebbe ritornare circa al livello del 2019. L’impatto sulla disoccupazione però, dice il rapporto, è stato trascurabile: il tasso medio di disoccupazione è stato pari al 13,8% sia nel 2019 che nel 2020, mentre nel 2021 è sceso al 13,1%.
La pandemia ha avuto inizialmente un effetto positivo sul risparmio delle famiglie facendo eco alla situazione dell’Europa occidentale e del Nord America. In Italia nel 2020 il risparmio lordo delle famiglie difatti è stato in media pari al 17,4% del Pil, a fronte del 10% del 2019. L’anno successivo, nel 2021 si è registrato solo un lieve calo del risparmio, che si è attestato al 15,2% in Italia.
Ma la crescita del risparmio privato, dice il report di Credit Suisse, è stata accompagnata da un aumento del debito pubblico, come in molti altri Paesi. In Grecia, Italia e Spagna il rapporto fra debito pubblico e Pil ha registrato incrementi simili, passando da una media del 138,3% nel 2019 al 162,1% nel 2020, un valore superiore rispetto a quanto osservato, ad esempio, in Francia, Germania e Regno Unito. Nel 2021 il debito è sceso del 4,5% del Pil in Italia e del 13% in Grecia, rimanendo invece pressoché invariato in Spagna.

La ricchezza per adulto
In tutto ciò, a fine 2021 è emerso che la ricchezza per adulto era pari a  231.323 dollari in Italia, con un aumento medio nel periodo 2000-2021 del 3,1%  (rispetto al 5,2% in Spagna). Guardando alla composizione degli asset, le attività finanziarie hanno costituito in media il 37,7% delle attività lorde nel 2000 e il 36,7% nel 2021. Nel corso degli anni ci sono stati dei cambiamenti, certamente: l’importanza relativa delle attività finanziarie è inizialmente diminuita a causa del rapido aumento dei prezzi delle case. Nel 2011 sono scesi a una media del 27,8% in tutti e tre i Paesi, per poi aumentare gradualmente. In Grecia e in Italia il rapporto fra debito e attività lorde è aumentato da una media del 5,3% nel 2000 al 10,5% nel 2001, mentre in Spagna è sceso dall’11,3% al 9,3%. Rispetto agli standard internazionali, tali indici di indebitamento sono da bassi a moderati.
La disuguaglianza della ricchezza è leggermente inferiore in questi tre Paesi rispetto a quella nei principali Paesi del nord Europa. Nel 2021 il loro coefficiente di Gini di ricchezza media era pari a 68,2% e la quota di ricchezza dell’1% superiore della popolazione era del 23,8%. Nel complesso, in Italia e Spagna la disuguaglianza di ricchezza espressa dal coefficiente di Gini è aumentata passando da una media del 62,9 nel 2000 al 68,2 nel 2021. Al contrario, il coefficiente di Gini è sceso leggermente in Grecia, portandosi da 69,2 a 68,2 nello stesso intervallo di tempo.

La situazione a livello globale
Per quanto riguarda invece la ricchezza globale aggregata, a fine 2021 ammontava a 463.600 miliardi di dollari, con un aumento di 41.500 miliardi, pari al 9,8%. La ricchezza per adulto è aumentata dell’8,4% fino a raggiungere 87.489 dollari a fine 2021.
Tuttavia, affermano gli analisti, la spinta inflazionistica riduce i tassi di crescita della ricchezza. Nel 2021 l’aumento stimato della ricchezza reale è stato del’8,2%. In futuro, a fronte di un’inflazione più elevata rispetto agli ultimi vent’anni, il confronto tra le tendenze della ricchezza reale e della ricchezza nominale sarà più importante. Tutte le aree hanno contribuito all’aumento della ricchezza globale, con il dominio di Nord America e Cina; il Nord America rappresenta poco più 50% del totale globale e la Cina aggiunge un altro 25%. Per contro, Africa, Europa, India e America Latina rappresentano insieme appena l’11,1% della crescita della ricchezza globale. Questa cifra bassa riflette un deprezzamento diffuso nei confronti del dollaro statunitense in queste regioni. In termini percentuali, il Nord America e la Cina hanno registrato i tassi di crescita più alti (circa il 15% ciascuno), mentre la crescita dell’1,5% in Europa è stata di gran lunga la più bassa tra le diverse aree geografiche.

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