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Hollywood e politici a braccetto, utenti criminalizzati, dentro e fuori Internet

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Fatto fuori il P2P, potremo usare ancora il videoregistratore o l’iPod? No, se passa l’ennesima mannaia indiscriminata e bipartisan

Il fronte legislativo a stelle e strisce appare sempre più schierato a favore degli attuali potentati industriali. E sempre più contro l’innovazione tecnologica e le esigenze degli utenti, con una serie di effetti a cascata e — quel che peggio — con l’ulteriore polarizzazione di un confronto, quello sulla cosiddetta ‘proprietà intellettuale’, già di per sé carico di valenze spropositate ed equivoci di fondo. L’impressione è anzi che il fresco annuncio di nuove proposte repressive sul digitale (e oltre) trovi fondamento innanzitutto nella tipica disattenzione del grande pubblico, sia per l’arrivo dell’estate (pur se è vero che il business USA non si ferma mai) sia per gli annessi e connessi della perdurante situazione di crisi in Iraq. A cui va aggiunto l’avvicinarsi delle presidenziali, stavolta più che mai centrate su posizioni ideologiche.


Motivazioni che inducono, quindi, a intensificare vieppiù l’attenzione sulle manovre in atto, a partire ovviamente dagli USA. Attenzione però: come ci aveva avvisato da tempo Lawrence Lessig, ciò ormai non riguarda più solo la galassia internet, ma un po’ tutti noi — e chiunque abbia a cuore la libertà delle idee e della cultura, qui e ora.


Nei giorni scorsi è stato depositato al Senato il Inducing Infringement of Copyrights Act (IICA), ennesima proposta mirata a far fuori pratiche di uso comune, le reti peer-to-peer (P2P) e il file-sharing. Sostenuta da grossi nomi di entrambi gli schieramenti (tra cui Orrin Hatch e Bill Frist, repubblicani, Tom Daschle e Patrick Leahy, democratici), il testo criminalizza chiunque “intenzionalmente aiuta, favorisce, induce o provoca qualunque infrazione del copyright”. Una formula dalla portata ampia e indiscriminata, ma che rispecchia in pieno le intenzioni dei big industriali, i quali hanno prontamente applaudito l’iniziativa parlamentare. La Recording Industry Association of America spiega che la proposta “si focalizza chiaramente su quei cattivi soggetti che hanno dirottato una tecnologia promettente verso obiettivi illeciti e profitti ignobili.” Mentre per la Entertainment Software Association si tratta di “uno strumento importante e valido per combattere la pirateria,” e la Business Software Alliance ha annunciato ampio sostegno.


In sostanza, la manovra vorrebbe ribaltare una sentenza giudiziaria dell’aprile 2003, quando la corte federale di Los Angeles aveva ribadito la piena legalità operativa dei servizi Morpheus e Grokster. I quali venivano definiti non molto dissimili da “aziende che vendono videoregistratori o fotocopiatrici, i quali possono essere usati e sono usati anche per infrazioni al copyright”, ma che rimangono comunque legali. Secondo Orrin Hatch, invece, tale posizione andrebbe corretta una volta per tutte: “Questa proposta di legge, bipartisan e attentamente redatta, vuole rispondere a quella decisione errata confermando che l’attuale normativa consente agli artisti di aprire azioni civili contro ogni soggetto che intenda indurre gli altri a commettere infrazioni contro il diritto d’autore.” Ciò finirebbe per includere, questo il punto cruciale, non soltanto i soliti “pirati” del file-sharing e i circuiti P2P — ma anche prodotti d’uso comune, come apparecchi oggi assai diffusi, ReplayTV e Tivo, e finanche i semplici videoregistratori. Così la pensano parecchi critici, tra cui Jessica Litman, professore alla Wayne State University specializzata in leggi sul copyright. La quale aggiunge che un testo così generalizzato potrebbe colpire indiscriminatamente utenti e produttori di tali apparecchi, come pure siti web quale Tucows, che ospita semplicemente il client Morpheus. Tutto sotto la vaga dicitura di “indurre” alla violazione.


Eppure, rincara la dose Mike Godwin, legale presso Public Knowledge, le norme correnti stabiliscono la non responsabilità delle aziende per utilizzi anti-copyright dei propri dispositivi. Dottrina legale

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