Manovre in borsa tra football e consob; ottosettembrismi de noantri; tanto per dare l’idea di dove siamo arrivati
Così romanews.eu a proposito del ventilato cambio di proprietà dell’A.S. Roma
“Nel comunicato l’unico socio di Fioranelli citato è l’imprenditore Volker Flick, il ramo austriaco della famiglia Flick, ex proprietaria della Mercedes, un numero uno nel campo delle ristrutturazioni aziendali, quello che in questa vicenda viene indicato come quello che si esporrà di più da un punto di vista economico, “anche perché per lui l’aspetto economico non è un problema”. Insomma, pare che non sappia dove metterli. Il resto, per ora, non è ancora entrato ufficialmente nella cordata, dall’imprenditore Massimo Pica a una società di marketing leader in Europa, per finire alla Hpp, la società specializzata nella costruzione degli stadi in Germania. Il progetto per la nuova Roma sarebbe già pronto, con tanto di mercato e, pure, il nuovo stadio, “sarà un modello per tutti”, un impianto autoenergetico e con tutto quello che potete immaginare. Ci sarebbero i soldi per fare tutto, dall’acquisto della Roma, agli investimenti sul mercato, allo stadio. Filtra anche qualche nome sui possibili nuovi arrivi a Trigoria. Al momento, meglio tacerli, perché “abbiamo una rosa di grandi giocatori da comprare, una rosa da paura”. Per ora, preferiamo non spaventarvi.”
E così rieccoci con il tormentone stagionale. Lo scorso anno a Roma la telenovela si aprì con il bluff di un Soros – peraltro del tutto all’oscuro della presunta trattativa – che sarebbe sbarcato rockerduckescamente nella capitale. Che si tratti di uno dei principali speculatori e responsabili agghiaccianti di quel dissesto mondiale che pagano ogni giorno milioni e milioni di persone non parve preoccupare più di tanto la tifoseria che, purché qualcuno le consenta di “vincere per rendita” (e non per passione, impegno e merito) si venderebbe anche l’anima; posto che qualcuno un’anima l’abbia ancora.
Era una pagliacciata, dietro l’immagine sbandierata dell’ignaro Soros c’era invece un avvocato, Tacopina, che dopo aver promesso mari e monti ripiegò sull’acquisto, molto meno caro, del Bologna che con una fuga all’ultimo minuto lasciò poi in braghe di tela obbligandola ad improvvisare il mercato con i risultati che tutti abbiamo oggi sotto gli occhi.
Ora appare Vinicio Fioranelli a comprare la Roma “per conto di un gruppo anonimo” (di speculatori, non di mecenati…). La tifoseria che vuol vincere grazie al denaro ereditato dal superenalotto e che preferisce illudersi invece che ragionare, già scalpita, e il comunicato sugli acquisti mirabolanti cade a fagiolo per eccitarla. Nessuno si sofferma a fare invece alcune considerazioni elementari e preoccupanti. Che soni poi tre: Fioranelli è ex socio di Cragnotti (il presidente nemico della rivale Lazio!) e quindi non si può dargli credito di fede romanista; la proprietà Cragnotti – con l’aiuto di Fioranelli – ha fatto vincere qualcosa ai biancocelesti ma li ha soprattutto condotti al fallimento rischiando di cancellare il club dal calcio italiano; malgrado la richiesta ufficiale di Rossella Sensi, Fioranelli si è rifiutato di fare il nome di chi c’è dietro questa manovra che la società giallorossa ha eufemisticamente definito “oscura”.
Potremmo aggiungere che l’unico nome che trapela, quello del Flick della Mercedes, è stato più volte smentito dallo stesso imprenditore tedesco; il che non è vincolante, perché a volte in simili trattative si smentisce il vero, ma lascia dubbiosi: e se fosse la stessa storia di dodici mesi fa quando si parlava di Soros?
Tutto questo non tanto per trattare della Roma, che non interessa tutti quelli che ci seguono, quanto del fatto di costume.
Assistiamo ad un evento preciso: un gruppo di anonimi affaristi pretende di acquisire la società senza che si sappia chi sono i finanziatori e gestori dell’acquisizione e vuol farlo tramite le pressioni bancarie sulla presidenza. Potrebbe anche trattarsi di un club potente che con poche mosse ridurrebbe la Roma a sua squadra B come è accaduto più volte al Torino con la Juventus. O potrebbero essere degli emiri, tipo quelli che hanno in mano l’Arsenal e lo hanno ridotto all’unico club britannico senza giocatori inglesi. Un club che non vince mai niente ma valorizza i giocatori e li vende costantemente; con grande gioia e guadagno appunto degli emiri e solo egli emiri.
Potrebbe anche accadere una cosa diversa cioè che, benché sia molto improbabile, la cordata finisca col fare il bene della Roma; ma non ci risultano molti successi calcistici non ottenuti da vertici societari radicati nella città e nella tradizione del club acquisito e pertanto non vediamo bene come l’italo-svizzero cragnottista possa essere portatore di buone novità.
Certo, non si può escludere, ma come si può dare per scontato ciò che è razionalmente molto ma molto difficile? Ciò che una lettura anche elementare dei fatti dovrebbe portare praticamente ad escludere?
Ed eccoci allora alle questioni socio-culturali centrali della vicenda che palesano la massificazione isterica dei consumatori collettivizzati.
Una tifoseria dovrebbe allarmarsi e vigilare se una cordata pretende di acquisire il suo maggior bene dal momento che tale cordata nasconde il suo volto, copre le sue intenzioni ed è rappresentata da un consocio del presidente del suo club nemico e che per giunta, ha contribuito a una gestione societaria, che si è rivelata catastrofica. Se queste sono le garanzie…
Invece che fa la tifoseria? Si schiera apertamente per gli ignoti che non si vogliono mostrare e contro una società che è stata l’unica, dicasi l’unica esterna alla grande concentrazione finanziario-politica, a garantire per anni un buon risultato calcistico senza con ciò pagarne i costi in crolli e/o retrocessioni. Incondizionatamente la massa isterica segue le falene dei Soros, dei Tacopino, dei Fioranelli, insomma degli zii d’America che poi si rivelano al massimo dei cugini saltimbanchi. Alza la voce e pretende di vincere con potere, soldi e inganno. In quanto tifa le è dovuto vincere. L’individualismo massificato nella logica del consumatore. E si comporta con vera e propria idrofobia canina nei confronti di chi finora, a sue spese e con cervello, è riuscita a darle soddisfazioni e anche qualche titolo (uno scudetto, una coppa italia e due supercoppe). E’ una sensazione fantastica; si capiscono e si toccano le reazioni emotive del 1943, quando sbarcarono gli angloamericani e i Fioranelli o i Soros avevano altri nomi (De Gasperi, Badoglio, o Lucky Luciano). Per carità: non pretendo fare equiparazioni irriverenti, ma i meccanismi mentali sono gli stessi. Ora come allora la massificazione isterica produce canaglia; ora come allora ci sono i burattinai e i burattini; ora come allora fanno più rumore e creano più imbarazzo i burattini dei burattinai.
Quello che bisogna sottolineare è un dato di fatto. Se a suo tempo queste dinamiche riguardavano la presa politico-economica-culturale di una nazione da invadere, ora le invasioni – e tutte le dinamiche psicologiche e le prostrazioni culturali che vi corrispondono – riguardano ognuno degli aspetti del nostro quotidiano. Anche il calcio, e sotto qualunque bandiera.