venerdì 14 Marzo 2025

Il fantasma delle libertà

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Stato d’emregenza o no, il problema sta nella democrazia e nei suoi eccessi che danno sempre tirannide

 

La Rivoluzione Francese espresse senza dubbio le rivendicazioni della borghesia in crescita ma anche il rifiuto della verticalità e l’esaltazione delle libertà individuali.
Finì in un bagno di sangue, partorì il Terrore, dimostrando che la democrazia lasciata a se stessa è disgregatrice, produce follie ed egoismi e per poter funzionare malgrado i suoi disastri mentali abbisogna di poteri speciali e di norme tiranniche.
Idem per la Rivoluzione Bolscevica e per le sue imitazioni, dall’Europa alla Cina. Benché queste forme di potere si definissero “dittatura” (del proletariato) erano tirannie democratiche, con nulla in comune con la dittatura che è invece sintesi tra autorità e libertà.
L’occidente liberale inventò la sua formula anti-popolarnazionale, cioè parlamentarista, per attenuare le prevaricazioni della democrazia pura (oggi la chiamano diretta) a cui, anche storicamente, vennero universalmente attribuite virtù mai possedute, anzi l’opposto delle sue valenze autenticamente liberticide, come ben sa chi conosce la democrazia ateniese e tebana o le spinte democratiche a Roma dei vari Cinna e Fimbria.
La democrazia e LE libertà sono state sempre nemiche de LA libertà.

Sono le tue viscere a produrre tirannia
Da quando la tirannide democratica nelle sue diverse forme (sovietica e americana principalmente) ebbe vinto la Guerra Mondiale contro le nazioni e i popoli, l’Occidente si è lasciato corrodere l’anima dalle suggestioni della Scuola di Francoforte e dalle pulsioni di Wilhelm Reich, con tanto di aggiunta dei servizi alleati (russoamericani e anche inglesi, tedesco-orientali e in seguito israeliani) di guerra psicologica.
Il risultato è stato lo svuotarsi biologico e psicologico dei nostri popoli, con tanto di morte demografica, e l’accettazione del ruolo di subalterni, nella contentezza generale per LE libertà individuali, dal corpo è mio e lo gestisco io, alla celebrazione del proprio singolo ombelico come quello del mondo. Sono venute meno tutte le forme di coerenza di vita e di pensiero ed un’anarchia liberale, con la religione dei diritti, non ha soltanto rimosso l’idea di dovere e la concezione organica del vivere sociale, ma ha fatto fuggire ogni responsabilità.
Viviamo oggi in un mondo in cui le responsabilità sono rimpallate, inseguite inutilmente, impersonali nel senso che non se le assume nessuno.
E questo produce commissariamenti e tirannie.
Tutto il processo mentale e politico dei Cinque Stelle, propedeutico allo “stato d’emergenza” continuo, va letto così, come l’ultima versione del prototipo funzionale allo scopo.

Troppo democratici e individualisti gli uni e gli altri
La fase storica di oggi ci vede alle prese con l’ipertecnologia, con lo sviluppo asiatico, con la necessità di diversificare le fonti energetiche e con le nuove contese geopolitiche. Essa impone, dunque, una certa dose di decisionismo e il superamento di molti orpelli formali – ma ostacoli reali all’assunzione di potenza – a cui eravamo abituati.
Abbiamo espresso altrove (in particolare nel documento Anticorpi) gli elementi per noi positivi e quelli negativi di questa trasformazione, nonché le ipotesi di organizzazione e di azione per capitalizzare i primi e combattere i secondi. Qui c’interessa esclusivamente mettere in risalto le filosofie apparentemente contrapposte che accompagnano tanto coloro che accettano la riduzione delle libertà individuali, quanto quelli che la rifiutano.
I primi dicono in sostanza che ridurre alcune libertà individuali per il bene di tutti è una cosa accettabile perché ci consentirà di mantenere intonso il paradigma dell’anarchismo borghese e dell’edonismo individualista, solo che regolamentato e con minori spazi alle perdite di tempo che hanno accompagnato fino ad oggi le democrazie dei Paesi satelliti. Poiché tutti oggi vogliono rientrare nei giochi bisogna sfrondare e mettere in riga, assicurando una gestione solida e non discussa a chiunque intenda essere un player.
Ottimo direi, se non fosse che a fondamento della riduzione dei capricci democratici si vogliono mantenere dei capricci democratici selezionati, se, insomma, l’avvento dello stato d’emergenza continuativo anziché essere sanamente dittatoriale non fosse invece demagogico, democratico e perciò tiranno.
Chi si oppone a questa tendenza non lo fa però invocando la necessità di una dittatura, che sarebbe garante al contempo della voce dei più umili, della volontà di potenza nazionale e dell’efficienza politica e militare, ma invoca i diritti calpestati, LE libertà negate, la centralità del chiacchiericcio parlamentare, la Costituzione più bella del mondo (che ci ha condannati all’irrilevanza mondiale) e la superiorità dell’individuo sul collettivo.

Piantiamola di sognare gli incubi degli altri!
Non c’è maturità in nessuna componente. Quella decisionista è troppo democratica per essere chiamata a svolgere una funzione di guida nel nome di una dittatura cesarista ed è difficile credere che possa fare il dovuto salto di qualità; in quanto all’opposizione, questa è solo l’insieme confuso (anche mentalmente) dei borghesi in ritardo storico che si aggrappano alla difesa patetica e irricevibile dei propri “diritti”.
Fortunatamente esistono le dinamiche storiche e dunque possiamo essere fiduciosi a breve termine per una rettifica positiva che non dovrebbe tardare a delinearsi.
Nell’attesa cerchiamo di recuperare il Nord, di riprendere la bussola, e di non inseguire chimere e fate morgane che non appartengono ai nostri sogni ma agli incubi altrui.
Quanto meno, facciamoci riconoscere!

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