Un appello al Capo dello Stato, come supremo garante della Costituzione, per esprimere il disagio e la forte preoccupazione. Lo lancia tutta l’opposizione – Pd, Udc e Idv insieme – per contestare il ricorso al voto di fiducia, con cui viene imposto il ddl intercettazioni, metodo che compromette pericolosamente l’equilibrio fra governo e maggioranza e fra maggioranza e opposizione, e per denunciare il contenuto di una proposta che nel merito – con l’introduzione degli evidenti indizi di colpevolezza – pregiudica il contrasto alla criminalità e compromette il ruolo della libera stampa. “Confidiamo, signor Presidente – conclude la lettera firmata dal capogruppo del Pd, Antonello Soro, dal vicepresidente dei deputati Udc, Michele Vietti, e dal capogruppo Idv, Massimo Donadi – nel suo intervento, nelle forme che riterra’ opportune, per restituire pienezza di contenuti democratici al dibattito parlamentare sulle leggi”.Il “dubbio legittimo è che il Governo usi impropriamente l’istituto della fiducia come strumento di controllo della propria ‘amplissima maggioranza’”, denunciano i rappresentanti dell’opposizione nella lettera a Napolitano e premettono: “E’ in corso un processo di azzeramento del diritto di emendamento parlamentare, anche quando esercitato in forme contenute, di vanificazione delle norme regolamentari che prevedono il voto segreto sui temi costituzionalmente piu’ delicati, di pratica pericolosamente estensiva dei maxi emendamenti che trasformano intere leggi in provvedimenti da votare acriticamente in blocco”. Altre ancora, aggiungono, “sono le preoccupazioni se questo modo di ‘appropriazione’ governativa dei pochi disegni di legge parlamentari, si somma ad un uso di decretazione di urgenza del tutto nuovo non tanto nella quantità, quanto nella qualità della normazione prodotta” Oggi, proseguono, la fiducia viene posta sulle intercettazioni: “il ddl viene liquidato da un maxiemendamento del Governo dopo un normale confronto parlamentare e di fronte ad un numero assolutamente fisiologico di emendamenti e con tempi rigorosamente contingentati”. Se questa è la critica di metodo, anche il merito del provvedimento viene ‘bocciato’: il legislatore è chiamato a “un bilanciamento difficile fra le diverse esigenze copstituzionali della giustizia e della persecuzione dei reati, della riservatezza dei cittadini e della fondamentale liberta’ di informazione. La proposta del Governo manca clamorosamente questo obiettivo”. Per l’opposizione, “la norma che limita le intercettazioni all’esistenza degli evidenti indizi di colpevolezza pregiudica il ricorso a questo strumento di indagine, con evidente pregiudizio delle indispensabili azioni di contrasto della criminalita’ da parte delle forze di polizia e della magistratura. Così pure il ruolo della libera stampa è compromesso nella perpetuazione dei diversi divieti di pubblicazione oltre il termine di durata del segreto investigativo e delle sanzioni gravi per editori e giornalisti,. Alcune norme modificano la legge sulla stampa e la recentissima legge, unanimemente approvata, sui servizi segreti, rendendo meno trasparente le necessarie attività di controllo”.