Giuridicamente sarà magari giusto così. Ma se ci fosse stato il battage che avrebbe di certo accompagnato la morte di lei, lui sarebbe stato assolto?
Ettore Treglia, di Torino, era stato trovato morto il 5 aprile 2021 in un alloggio del quartiere San Donato. Prima di morire aveva scritto un messaggio all’amante: “Se mi trovano morto è stata mia moglie”, mandando a processo la vedova. Ma per i giudici ci sono troppi dubbi per condannare la donna e, invece, è prevalsa l’ipotesi di una morte naturale. “L’assoluzione è un atto di civiltà”, questa la motivazione della presidente della corte d’assise
Morte naturale – A uccidere l’uomo, secondo le motivazioni della sentenza uscite qualche giorno fa, potrebbe essere stato un mix di alcol, ansiolitici e cannabis. Ma anche le loro conseguenze, come per esempio la difficoltà a cambiare posizione per riuscire a respirare meglio (asfissia da posizione). O ancora a causa di un problema cardiaco pregresso, che nessuno è stato in grado di accertare. Ma anche per un raro caso di “stimolazione vagale”, ovvero di un recettore che fa rallentare i battiti del cuore e a volte può fermarlo del tutto.
Troppe incertezze
“Principi di civiltà, prima ancora che di diritto, impongono di fronte a un dubbio di tali proporzioni di pronunciare sentenza di assoluzione”. Così la presidente della corte d’assise Alessandra Salvadori chiude le motivazioni che hanno portato, il 3 luglio scorso, a decretare la non colpevolezza di Gaia P., la vedova. La donna era stata accusata dell’omicidio del marito, Ettore Treglia, dopo che l’amante di lui aveva mostrato ai carabinieri quel messaggio inquietante. Ma sono troppe le incertezze anche perché la vittima aveva raccontato troppe bugie: “Non risulta essere una persona attendibile – spiegano i giudici – i tanti racconti inducono a ritenere che fosse un uomo propenso a inventare, mentire, ingigantire la realtà e che proprio nella stessa conversazione in cui lanciava le accuse contro la moglie, facesse altre affermazioni palesemente inveritiere”.