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Il Medagliere e la realtà mondiale

Bilancio olimpico

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Il bilancio italiano di Parigi è positivo. Quaranta medaglie come a Tokyo ma 12 ori anziché 10.
Considerato che ci è mancata parecchia fortuna (24 quarti posti) e che sia nella pallanuoto che in alcuni sport di combattimento siamo stati danneggiati dai giudici, avremmo tranquillamente potuto collezionare un numero superiore di medaglie e forse di titoli (in pallanuoto era più che possibile).
Anche gli infortuni di Tamberi e di Vito Dell’Aquila, favoritissimi in salto in alto e taekwondo, hanno avuto il loro peso.

Come valutare i nostri successi? Bene, anche perché in alcune occasioni abbiamo tirato fuori le palle. Anche se le donne sono state più cazzute e sette medaglie d’oro le dobbiamo a loro.
Siamo però mancati in quasi tutte le discipline di punta. Non ci eravamo nemmeno qualificati in calcio e pallacanestro, abbiamo fatto flop nel pugilato e ce la siamo fatta addosso nella pallavolo maschile.
Anche nella scherma siamo andati meno bene del solito e non ci hanno percepiti nel ciclismo su strada.
Abbiamo invece fatto molto bene laddove oltre al sacrificio è servito l’impegno individuale.
Come avviene nell’industria, così accade anche nello sport: eccellenze ma difficoltà a fare sistema rispetto alle corazzate.

Il Medagliere non rispecchia solo lo sport ma anche la realtà.
Il testa a testa tra Usa e Cina (40 ori ciascuno) è emblematico. Che gli americani mantengano un notevole vantaggio sistemico (126 medaglie totali a 91) è anch’esso corrispondente alla realtà attuale del confronto tra le finanze e le tecnologie avanzate dei due players mondiali.

Oltre a Usa e Cina, il Pacifico si fa strada ampiamente e mette in mostra i risultati della sua industria e della sua programmazione. Alle 80 medaglie d’oro delle due superpotenze ne vanno sommate altre 61 non considerando il Canada che resta ancorato sull’Atlantico (altrimenti ne aggiungeremmo altre 9).

Uno sguardo attento si rende conto di come la Ue sia debole perché frammentata. Se sommiamo tutte le medaglie vinte dai membri dell’Unione arriviamo a 113 ori.
Certo, non avrebbero concorso tutti assieme e quindi ne avremmo vinti probabilmente di meno, ma il potenziale è evidente. Anche così si capisce perché ad essere temuta realmente dagli Usa in ogni ambito è l’Europa unita. Se poi sommiamo anche le nazioni europee che hanno vinto l’oro senza appartenere alla Ue, ovvero Norvegia, Svizzera, Ucraìna, Georgia e Serbia, il totale si porta a 126.
Come dire che non ce n’è per nessuno.

Si obietterà che mancava la Russia. Vero e il quadro sarebbe stato modificato. Ma se osserviamo il medagliere del dopo Urss, sicuramente nel confronto con Ue, Usa e Cina, essa sarebbe arrivata quarta per notevole distacco, così come nella realtà politica, economica, industriale.
Diciamo che il Medagliere, a saperlo leggere, ci racconta esattamente la realtà qual è.
La sola potenza assente è l’India che in questo è indietro anni luce.
Tutto il resto è la fotografia di quanto avviene su tutti i campi.

Alcune soddisfazioni in margine.
Sono molto contento del successo del Giappone che si è piazzato sorprendentemente terzo con 20 medaglie d’oro.

Per gioco ho considerato gli ori dell’Asse: sono 44, cioè più di Usa e Cina.
Se ci aggiungiamo gli alleati di allora (Austria, Ungheria, Spagna, Portogallo e Croazia) arriviamo a ben 58, e non ho considerato gli ori dell’Irlanda falsamente neutrale.

Ma quest’ultima riflessione è solo per giocare.
Sicuro, sicuro?

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