lunedì 13 Ottobre 2025

Il nostro sangue per la loro avidità

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L’attentato in Libano va letto nel contesto dell’offensiva americana di primavera

Per l’attentato subito in Libano da sei soldati italiani i nostri telegiornali hanno appena accusato la Siria.
A “rivelare” la matrice dell’attentato sarebbero “fonti diplomatiche anonime(!)”
Non sta in piedi. Il governo di Damasco ha abbastanza problemi nell’affrontare  il terrorismo dei Fratelli musulmani teleguidato e foraggiato da Washington e da Londra, un vero e proprio terrorismo partigiano spacciato per un insieme di manifestazioni popolari e fiancheggiato, a quanto pare, da quello salafita protetto dagli israeliani e dai kosovari. Di tutto avrebbe dunque bisogno Damasco meno che d’isolarsi internazionalmente e  di offrire addirittura un pretesto per un’aggressione militare straniera in risposta ad un atto inutile.
Viceversa la nostra smobilitazione dal Libano, che era prevista a breve, viene messa totalmente in discussione e magari è in quest’ottica  che potremmo cercare la matrice autentica dell’agguato ai nostri soldati.
Dovremmo riuscire, una volta tanto, a legare tra loro i dati, ossia a intelligere, dunque a capire.
Perché i dati primaverili si collegano tutti tra loro in modo preoccupante.
Nelle ultime settimane abbiamo avuto diritto a una serie di fandonie a condimento delle rivolte teleguidate del Sud Mediterraneo, quindi a una serie di messe in scena e di fotomontaggi per giustificare i “bombardamenti umanitari” della Libia che tanto gioco fanno ai petrolieri britannici e ai finanzieri del Franco Centro Africano. Abbiamo assistito, in seguito ad una trappola sessuale, all’arresto arbitrario a New York e al linciaggio mediatico del direttore del Fondo Monetario Internazionale, Strauss-Kahn, impegnato l’indomani a trovare una soluzione per il default greco e portoghese. Soluzione che è slitatta e che forse non si troverà più.  Abbiamo conteggiato due attentati al premier turco, Erdogan, che esprime una politica regionale molto ghiotta per l’Europa e poco gradita al “partito atlantico”. Abbiamo avuto diritto al proclama atlantista, occidentalista e anti-europeo di Obama da Londra. E’ stato quindi arrestato il generale Mladic, vittima di una delle più clamorose montature giuridico-mediatiche. E ora l’attentato in Libano viene utilizzato sfrontatamente per contribuire a destabilizzare l’ultimo governo laico del mondo arabo. E per sospingere quel mix di democrazia occidentale e di teocrazia fondamentalista  caldeggiato da Washington che, come ha ampiamente dimostrato ovunque, comporta guerre civili, guerre di religione, alimenta lo “scontro di civiltà” e serve a tenere sottomessi da lontano, e tra loro opposti in guerre intestine, i popoli del Mediterraneo. Gli scopi sono molto chiari: dominio delle fonti energetiche da parte delle multinazionali e del crimine organizzato, distruzione della storia e della civiltà, annichilimento dell’Europa. Iniziando dall’Italia.
Le nubi sono sempre più scure e sempre più vicine a casa nostra. In particolare la notizia della provvidenziale quanto indimostrable – e infatti indimostrata – uccisione del Fantomas dei Fantomas, quel Bin Laden già caposervizio della Cia e socio della famiglia Bush e poi trasformato in ologramma della Spectre, ci deve far preoccupare.
Questa “rivelazione” fornisce agli americani la scusa con la propria opinione pubblica per ridurre, se non addirittura abbandonare, l’impegno militare in Afghanistan come effetto del taglio degli armamenti preteso dal Congresso. Visto che la ragione ufficiale dell’intervento non è mai stata né quella, pur di dominio pubblico, del controllo delle arterie geo-energetiche né quella inconfessata del controllo dell’oppio e dell’aumento dei guadagni sugli stupefacenti, l’aver “vendicato le Torri”, offre ad Obama una buona scusa per allentare la presa. Ovviamente non senza aver determinato una redistribuzione del controllo planetario con le principali potenze del BRICS e con Inghilterra, Israele e Francia. A discapito soprattutto dell’Europa, del Mediterraneo, e della svolta geo-energetica euro-russo-turca stipulata in Ankara nel maggio 2009 tra Putin, Erdogan e Berlusconi.
L’interesse strategico americano torna a essere pericolosamente attratto dal Mediterraneo, dai Balcani, insomma dal giardino di casa nostra. Come ai tempi in cui Clinton e i suoi valvassini, primo tra tutti D’Alema, si spinse fino a bombardare Belgrado dando un senso tangibile al suo odio e alla sua guerra contro l’Europa.

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