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Il Patriarcato che non c’è

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Palermo e dintorni. O della guerra tra i sessi

Per lo stupro di Palermo, come per molte altre cose, il postfemminismo accusa il Patriarcato. Ma questo è un sistema sociale nel quale il potere, l’autorità e i beni materiali sono concentrati nelle mani dell’uomo più anziano dei vari gruppi di discendenza e la loro trasmissione avviene per via maschile, generalmente a vantaggio del primogenito maschio. Insomma parliamo di un modello che è venuto meno con la rivoluzione industriale e con il capitalismo. Il modello odierno,in cerca di sé stesso, è quello della dis-società fatta di relazioni individuali che sfuggono le responsabilità.

Se questo sta producendo, come si dice, donne con le palle e maschietti sempre meno vertebrati e perfino la ricerca infinita di generi transitori, la causa sta nell’assenza di modello archetipale assiale e nella mancanza di disciplina e di educazione da trasmettere e da impersonare.
Quindi per tutto quello che accade nelle diverse violenze sulle donne si può accusare qualsiasi cosa ma non il Patriarcato che non c’è.

Aggiungo, da sostenitore da sempre della femminilità nei termini che oggi si considerano paritetici e da ammiratore della donna quando essa lo è – che non c’entra un tubo con l’angelo del focolare – nonché da persona che ha dato responsabilità e incarichi alle donne prima che le femministe iniziassero a ragliare, che in questo precipitato umano che genera insoddisfazione e violenza, quella maschile, a volte letale, è soprattutto fisica, quella femminile è morale. Quindi non c’è un sesso buono e uno cattivo. A parte gli oltre cinquanta generi fantasiosi di certi woke.

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