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Il pudore questo sconosciuto

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La giustizia a senso unico non distingue più i limiti del decoro

Sono passati 67 anni da quelle stragi. Oggi sono tutti novantenni, nove ex ufficiali e sottufficiali tedeschi. Il tribunale militare di Verona li ha condannati in primo grado per gli eccidi nazisti del 1944 lungo l’Appennino tosco-emiliano; furono almeno 350 le vittime. La sentenza è stata letta mercoledì in tarda serata dal giudice Vincenzo Santoro, dopo una lunga camera di consiglio. La corte ha deciso il non luogo a procedere per altre tre persone perchè nel frattempo decedute.
L’ergastolo è stato inflitto a Ferdinand Osterhaus 93 anni, all’epoca sottotenente, Alfred Luhmann, 86 anni (caporale), Fritz Olberg, 89 anni (sottotenente), Wilhelm Karl Stark, 90 anni (sergente), Helmut Odenwald, 91 anni (capitano), Hans Georg Karl Winkler, 88 anni (sottotenente), Erich Koeppe di 91 anni (tenente), Karl Friedrich Mess di 89 anni e Herbert Wilke 92 anni.
Risarcimenti sono stati stabiliti per i parenti delle vittime, l’Anpi, i Comuni interessati, la Provincia di Modena e la Regione Emilia Romagna. I condannati facevano parte della divisione Hermann Goering. “Una pagina sanguinosa che si chiude finalmente, è stata fatta giustizia per le vittime e per i loro familiari”, ha commentato il presidente del Consiglio provinciale di Modena, parte civile a processo, Demos Malavasi. “Purtroppo – ha aggiunto – sono dovuti passare 67 anni, ma almeno non sono passati invano. Anche questo processo ha affermato il principio che questi reati non vanno mai in prescrizione”.
Il sindaco di Villa Minozzo, Luigi Fiocchi ha commentato: “La nostra cittadina pagò il suo tributo con 24 civili, praticamente la frazione perse tutto e l’eccidio lasciò intere generazioni nella miseria più completa”. “Questa sentenza dà pace ad una comunità che da quasi 67 anni si porta dietro questa macchia – ha sottolineato il sindaco di Stia (Arezzo), Stefano Milli – è una ferita ancora aperta, sia perchè ci sono ancora dei superstiti, molto anziani, sia perchè è stata una ferita per tutta la comunità”. Ancora il sindaco di San Godenzo (Firenze), Alessandro Manni: “Abbiamo puntato molto su questo processo perchè riteniamo che sia un modo di lasciare testimonianza con atti veri anche a chi tra 50 anni potrà ricordare questi momenti così tremendi”.
I familiari delle vittime hanno atteso pazientemente per ore nello spazio riservato al pubblico nell’aula del tribunale militare di Verona, dove sono arrivati anche in pullman assieme ai loro sindaci. Hanno ascoltato in silenzio la sentenza letta alle 21 dal presidente Santoro. “Una sentenza storica – ha detto Italo Rovali, presidente dell’Associazione Vittime di Cervarolo (Reggio Emilia) – ritengo che le testimonianze che abbiamo fornito siano state determinanti. Siamo stati forti, non abbiamo mai mollato e la nostra tenacia ha vinto. Dobbiamo dare atto a tutti i familiari delle vittime – ha concluso Fabio Braglia, sindaco di Palagano (Modena) – che hanno seguito il processo fin dalle prime battute e si sono costituiti parte civile insieme a noi”.
Letto questo troviamo stupefacente che i discendenti della famiglia del patriota Bresci non siano stati chiamati in giudizio grazie al dna che ne prova la consanguineità.

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