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I miserabili

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Fastweb, potere, democrazia, “neri” e media

Vergogna gente!
Non si sa cosa sia peggio: la scoperta dell’ennesima corruzione del potere, la manovra per  strumentalizzarla, o la maniera con cui si cerca di camuffarla.

Il partito degli onesti

Mi riferisco a quanto accade in questi giorni a cominciare dall’inchiesta sul G8.
Sotto elezioni non stupisce la messa in moto del partito inquirente per andare a colpire il malaffare, vero e presunto, e mostrare trofei. Lo demolisse davvero non potremmo che esserne felici ma sembra che, come già a suo tempo,  si vogliano abbattere solo alcuni individui, e smantellare solo alcuni gruppi, che prestissimo saranno sostituiti nel compito.
Intanto l’immagine che si dà della “crociata” è doppiamente falsata. Innanzitutto perché “il partito degli onesti” omette di far rimarcare che il malaffare è completamente bipartisan ma finge che esista una parte sana, cioè la sua. Lo fece ai tempi di Tangentopoli e della P2, lo ripete ora.
Poi perché la personalizzazione degli attacchi non è innocente né casuale: Bertolaso dopo Craxi, sempre in difesa dei privilegi della democrazia della delega contro ogni pericolosa efficienza.
Fin qui tutto normale, tutto come da copione; non c’è nulla di decente, ma ci siamo abituati.
Le cose s’incancreniscono però quando, di fronte all’ennesima pastetta affiorata, quella di Fastweb, si prova a far sensazione chiamando in causa un diversivo sufficientemente “inquietante” e “cattivo”.

L’affare Fastweb

A quanto sostengono gli inquirenti, siamo incappati nella più grande frode fiscale mai scoperta ai danni del nostro Paese, e questa frode vedrebbe, mano nella mano, amministratori pubblici e politici, esponenti del Pdl e degli ambienti della Cgil.
Non si è fatto in tempo a delineare questo marciume consociativo che la stampa anziché accusare il potere ha iniziato a scrivere una fiction.
Tutto si basa sulla figura di uno degli inquisiti, Gennaro Mokbel, che i giornali presentano come un ex “nero” degli anni di piombo.
Invece di occuparsi dell’intrigo maleodorante che coinvolge partiti e strutture di governo, di amministrazione, di sottopotere e di “opposizione”, i media hanno improvvisamente iniziato a presentare l’affare Fastweb come una sorta di complotto eversivo.
Il sindaco Alemanno viene accusato di aver coperto degli eversori che si sarebbero messi a tramare ai danni della collettività per far crescere una fantomatica piovra nera.
Questo Mokbel (chiave dell’eversione, secondo la fiction) viene addirittura descritto come un ex di Terza Posizione o comunque qualcuno che le fu assai vicino. E, puntualmente, ecco tracciare gli schizzi delle vite parallele degli ex di TP che starebbero occupando (staremmo occupando) posti ovunque e influenzando seriamente ambienti di potere, nemmeno fossimo gli Illuminati di Baviera!
Ora si dà il caso che, questo personaggio, non solo io non lo conosca, ma non sappia nemmeno chi sia, il che la dice lunga su quanto raffazzonata possa essere la costruzione di un teorema che non si tiene neppure con lo sputo.
Sebbene sia un fatto rivelatore, non è in fondo poi così importante che questa persona sia sconosciuta a TP; ipotizziamo il contrario. Ipotizziamo che una trentina d’anni fa fosse stato realmente un militante organico e andiamo oltre: diamo per buono che sia oggi realmente coinvolto nel malaffare di cui è accusato, il che, come per ogni altro inquisito, è ancora tutto da dimostrare.
Cosa ci vorrebbero far credere in tal caso i commissarietti politici che agitano i media? Che nel bel mezzo di un numero impressionante di decine e decine di inquisiti, tutti professionalmente integrati, tutti di area e tradizione partitocratica, tutti legati a logiche di quote e di clan, quel che è essenziale è additare all’opinione pubblica il “nero” di Romanzo Criminale?

Piovre nere

Cosa ci si viene a suggerire con ciò? Non che un sistema è marcio dalle fondamenta, non che il malcostume è prassi fondante di questo sistema, nato quasi sette decenni fa sulla spartizione con le mafie, e cresciuto poi nella logica clientelare e consociativa, ma che c’è una “minaccia” rappresentata da qualche scalatore pericoloso in quanto “fascista”. E che soluzione si prospetta? Semplicemente di rintuzzare la scalata “nera”, di fare democratico quadrato a difesa delle istituzioni che sembrano minacciate dall’esterno anziché marcite da sole.
Improponibile.
Perché mentre i “padri fondatori”, tradendo la Nazione in guerra, preparavano lo sbarco degli invasori insieme ai capi mafia, i fascisti non solo non rubavano una lira ma spesso pagavano di tasca propria parte delle spese collettive. Dopo averli fucilati, i grandi inquisitori del CLN, si misero a cercare qualsiasi traccia che potesse infangarne la memoria. E venne fuori quello che tutti sanno: che Mussolini non intascò una lira, che Pavolini pagò in proprio e che i bilanci della Repubblica Sociale (in piena guerra!) si chiusero in attivo.
Non si dovettero attendere molti anni perché si scoprissero i nuovi modi di gestire il denaro pubblico. Li conoscono tutti, tutti ne parlano: e ne ridono; per non piangere.

Zone grigie

Comprendo l’imbarazzo che si prova quando gli inquirenti, forse troppo zelanti, scoperchiano qualcosa che non deve  essere vista. Ma non è possibile distrarre l’attenzione agitando questo genere di spauracchi perché tutto prova che sono improponibili.
Lo dimostrano sia il passato sia il presente, fatto di realtà militanti autonome e produttive che non elemosinano prebende pubbliche, a differenza di altre associazioni marchiate da cultura “democratica”. Lo dimostrano lo stile di vita e l’integrità morale di chi da trenta o quarant’anni, e talvolta da molto di più, fa testimonianza etica ed esistenziale.
Vogliamo fare dei paragoni tra chi mercifica la politica e chi si è sempre rifiutato di farlo? Non scherziamo!
Non ci si venga allora a contrabbandare la porcheria che si ammassa intorno all’inchiesta Fastweb come l’effetto  di una “scalata di fascisti alla democrazia”, come una contaminazione.
La contaminazione, semmai, è avvenuta in senso inverso. Essa ha raggiunto coloro che non hanno più princìpi ma teorie, coloro che non hanno più un imperativo esistenziale che li muove ma solo traguardi pratici ed immediati.
Costoro hanno subìto una contaminazione culturale ed etologica che si riflette nel modo di vivere di tutti i giorni. Non si tratta necessariamente di corruzione, perché la contaminazione non significa giocoforza uniformazione totale. Ma di corrotti ce ne saranno di sicuro tra i “postfascisti”, perché, a furia di essere contaminati, di essere travolti dalle urgenze quotidiane, di frequentare democratici doc, di non essere presenti a se stessi, passare al gradino successivo, quello della corruzione, è questione di un attimo e la saldezza morale e intellettuale, si sa, non è cosa di tutti.
Ed è qui che intervengono i media, perché laddove qualcuno sia colpito dal sospetto ecco che illuminano con fari antinebbia la zona grigia  celando tutto quello che la circonda. Non è il fatto che si tratta di politici istituzionali, acquisiti a delle pratiche inconfessabili ma consuete e consolidate nei decenni, che  mettono in luce i media: no di certo, sarebbe destabilizzante.
E allora fingono d’ignorare, e cercano di nascondere,  che è la democrazia, che è la democrazia antifascista, che parla questa lingua e pratica questo genere di imprese, in larga scala, e che lo fa proprio come sistema.

Andiamo al sodo

A quanto sostengono gli inquirenti di Fastweb, siamo incappati nella più grande frode fiscale mai scoperta ai danni del nostro Paese, e questa frode vedrebbe, mano nella mano, amministratori pubblici e politici, esponenti del Pdl e degli ambienti della Cgil.
Parliamo quindi del marciume uniforme, diffuso, di un sistema, del marciume di una cultura, del marciume di uno stile di vita che si fondano, tutti, sui valori dell’antifascismo e sulle ipocrisie del politicamente corretto.
Cominciamo, ma seriamente! E allo stesso tempo ognuno di quelli che sono travolti dalle urgenze quotidiane del politico trovi il coraggio, la forza e l’onestà di farsi giudice impietoso di se stesso; perché è davvero tempo di diventare uomini e di guarire da tanti mali della democrazia. Per il bene proprio e per quello di tutti.

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