Il sindaco Alemanno, che ha deposto una corona di fiori in ricordo dei caduti, ha dedicato un minuto di silenzio a Francesco Bigonzetti, studente ventenne di Medicina ucciso con un colpo al volto di fronte alla sezione del Msi, poi a Francesco Ciavatta, diciottenne studente liceale rimasto ferito nella prima raffica di spari e poi fuggito e freddato alle spalle poco distante dalla sezione. E, infine, a Stefano Recchioni, “diciannovenne studente e militante di Colle Oppio, ucciso nel corso degli scontri scoppiati all’indomani della strage di Acca Larentia”. Notate bene come l’agenzia stampa presenta la notizia dell’uccisione di Stefano, la sera stessa, davanti alla sezione dell’eccidio, con un colpo di pistola sparatogli da un capitano dei carabinieri quando non erano per niente in atto scontri.
Alemanno ha tenuto a ricordare che “ancora non è stata trovata giustizia per questi ragazzi, non si è mai arrivati ad un colpevole. Nonostante la mitraglietta Scorpion (utilizzata dagli aggressori) sia la stessa utilizzata dalle Brigate rosse in altri attentati” (E questo, invece, non è certo. Di fatto è stata trovata, in un covo milanese, una scorpion con la canna modificata a calibro 9 che il perito sostenne, in modo assai dubbio e ben poco verosimile, che con quella modifica potesse realmente sparare e che fosse quindi compatibile con l’arma di Acca Larentia. L’affermazione si tiene con lo sputo, i dubbi permangono tutti e i misteri s’infittiscono confermando l’idea di sinistri burattinai per quell’eccidio).
Il fatto che ancora non siano stati individuati i colpevoli della strage, per Alemanno “dimostra che le indagini allora non furono fatte con la dovuta accortezza”. Audace, temeraria affermazione, signor sindaco! Non sarà troppo?
Alla commemorazione ha partecipato anche il ministro Meloni che ha colto l’occasione per sottolinere come “per lungo tempo, la violenza politica è stata giudicata con due pesi e due misure”, ovvero utilizzando un metro diverso a seconda che si trattasse di “violenza di destra o di sinistra”. Invece, “dobbiamo considerare le vittime di Acca Larentia come martiri dell’Italia intera, non solo di una parte politica”. Infine, il sindaco ha tenuto a evidenziare come bisogna “essere rigidi contro l’escalation di violenza sia contro i movimenti di destra, sia contro quelli di sinistra”.
Dove l’ha vista “a destra”, signor sindaco la violenza? Ce ne racconti una in quest’ultimo anno, una sola in risposta alle decine e decine di attentati e alle aggressioni antifa. Ce le segnali e le segnali agli stessi antifa che, evidentemente molto distratti, non ne hanno registrata una e neppure si sono messi a inventarne da parecchi mesi in qua. Ci sveli le conoscenze della sua sfera di cristallo signor primo cittadino, siamo ansiosi di conoscere le nostre colpe.
Quanto al simbolo della croce celtica sul muro di Acca Larentia, potrebbe generare nuova violenza?
Capito: è il simbolo sul luogo di un martirio che potrebbe “generare violenza”!
“Questa non è una sede gestita dal Popolo della libertà – risponde il sindaco – ma da militanti che appartengono ad altre forme politiche”.
Cioè le stesse di Franco, Francesco e Stefano. E ricordiamoci che parliamo di una Croce Celtica, ovvero dello stesso simbolo che portava al collo Paolo Di Nella e che, se la memoria non c’inganna, ora sta al suo di collo, signor sindaco. Forse, signor sindaco, dovrebbe denunciare le agenzie stampa perché questo virgolettato che le hanno messo in bocca la fa apparire in stato confusionale, il che non può oggettivamente essere. No?