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Inflazionicchia

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Si soffricchia

 

A gennaio, l’inflazione in Italia evidenzia un netto rallentamento, scendendo a +10%. L’Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,1% su base mensile e del 10,0% su base annua, da +11,6% nel mese precedente; la stima preliminare era +10,1%.
La discesa, sottolinea l’Istituto Nazionale di Statistica, risente dell’andamento delle componenti più volatili dell’indice dei prezzi al consumo, fortemente condizionato dall’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati (-12,0% su base annua). Restano diffuse, tuttavia, le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo.
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Ma non solo Italia. Questa mattina Destatis, l’istituto di statistica tedesco ha rilasciato i dati sull’inflazione in Germania nel mese di gennaio che sono risultati in crescita rispetto al mese precedente ma in linea con le previsioni.
Il CPI (Consumer Price Index) su base annuale è salito al +8,7% mentre il dato di dicembre è stato rivisto al +8,1%. Su base mensile l’incremento è stato del +1% rispetto al -0,8% precedente. L’inflazione armonizzata ha invece indicato un aumento al +9,2% anno su anno, in calo rispetto al +9,6% anno su anno di dicembre mentre mese su mese l’incremento è stato del +0,5%.
Inflazione: il parere di IG Italia
Secondo Federico Vetrella, market strategist di IG Italia, le Borse europee avviano la seduta odierna in ribasso con la Germania 40 che sconta l’aumento dell’inflazione a gennaio a partire dalle 9:24 in cui apre un trend minore ribassista fino ai minimi intraday di 15.242 punti e mostrando una performance in calo del -0,76% rispetto alla chiusura precedente.
A Milano l’Italy 40 scende del -1,12% fino al minimo di giornata a 27.069 punti per poi recuperare parzialmente fino a 27.124 punti.
Sul lato dei cambi, l’EUR/USD mostra molta volatilità soprattutto a partire dalle 9:00 di questa mattina.
L’eurodollaro scende fino ad un bottom di 1,0635 per poi stabilizzarsi al rialzo di circa 10 pips. L’analista sottolinea che “i dati sull’indice dei prezzi al consumo in Germania e Italia indicano che l’inflazione rimane più solida delle previsioni del mercato” e aggiunge:
“In Germania le pressioni inflazionistiche continuano a rimanere elevate a causa dei prezzi elevati di energia e alimentari mentre la crescita del CPI si è estesa anche ad altre categorie di beni. In Italia, invece, il calo dell’inflazione è dovuto alla riduzione dei prezzi delle materie prime energetiche nonostante i dati abbiano evidenziato un leggero aumento nella componente di fondo, indice che le pressioni sui prezzi si sono trincerate all’interno dell’economia. Alla luce di ciò, gli atteggiamenti aggressivi della Banca Centrale Europea restano del tutto giustificati. […] Dal nostro punto di vista, i dati di oggi sono indice che la lotta contro le pressioni inflazionistiche è tutt’altro che vinta e questo potrebbe portare ad ulteriori tensioni sui mercati finanziari. La Bce proseguirà con un rialzo dei tassi di interesse almeno per le prossime due riunioni per poi valutare un eventuale stop in modo da osservare gli effetti sull’economia”.

La top-10 delle città più care
Sulla base dei dati Istat, l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la top-10  delle città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita, prendendo a riferimento capoluoghi di regione e comuni con più di 150 mila abitanti.
In testa troviamo Bolzano, dove l’inflazione pari a +10,4%, pur essendo “solo” la decima più alta d’Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva, equivalente, in media, a 2764 euro su base annua, ma che sale a 3647 euro per una famiglia di 3 persone. Al secondo posto Milano, dove il rialzo dei prezzi del 10,8%, la settima inflazione più elevata, determina un incremento di spesa annuo pari a 2932 euro per una famiglia tipo, +3505 euro per una famiglia di 3 componenti. Sul gradino più basso del podio Genova, che con +11,8%, la seconda maggiore inflazione, ha una spesa supplementare pari a 2572 euro annui per una famiglia media da 2,3 componenti, ma che arriva a 3320 euro per una da tre.
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Al quarto posto Modena (+10,9%, +3.319 euro), poi Trento (+10%, +3.317 euro), Ravenna (+10,8%, +3.289 euro), al settimo posto Catania, la città d’Italia con inflazione più alta, +12,6%, con una stangata da 3152 euro, in media +2501 euro. Seguono Bologna (+9,8%, +3.061 euro) e Perugia (+10,9%, pari a 3.051 euro). Chiude la top-10 Brescia (+9,6%, +3041 euro).
La città più virtuosa è Potenza, con un’inflazione del 7,5% e una spesa aggiuntiva per una famiglia media da 2,3 componenti pari a “solo” 1.481 euro, che arriva a 1613 euro per una di 3 persone.

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