Posso essere vinto ma non passerò per fesso né diventerò servo
Quattro anni orsono di fronte all’aggressione georgiana l’Unione Europea, con guida sostanzialmente tedesca, faceva agli Usa e ad Israele l’affronto di sostenere la Russia.
Era un fatto straordinario, l’effetto di un’accresciuta influenza del nostro continente dovuta in primis alla forza dell’Euro che, scelto come valuta di scambio internazionale da più governi, scatenava la puntuale reazione americana costringendo gli Usa a diversi conflitti.
Ma era soprattutto l’effetto dell’accresciuta potenza economico-diplomatica tedesca che, con le forti relazioni verso la Russia e i Paesi della SCO, aveva delineato l’embrione di una nascente entità eurasiatica.
La guerra di Obama
Obama non appena eletto venne chiamato a reagire contro l’Europa e, al contempo, alla crisi della finanza tossica americana i cui costi dovevano essere fatti pagare ad altri. E chi meglio dei prosperi europei per pagare il conto dei banchieri dell’altra sponda dell’Oceano?
Washington si mise in azione e come da tradizione democratica (le guerre all’Europa le dichiarano sempre i democratici) partì all’attacco aumentando l’influenza, a discapito delle nazioni euromediterranee, nel Vicino Oriente e fomentando l’ala più servile nella BCE.
Fu fatto fuori Strauss-Kahn che stava cercando non solo di salvare la Grecia e di sventare le manovre ultraliberiste che la UE avrebbe imposto agli Stati ma addirittura d’inserire l’Euro e lo Yuan in un paniere di cambio internazionale la cui approvazione avrebbe sancito la fine del monopolio americano. L’allora direttore del Fondo Monetario si apprestava a dare battaglia all’interno del Gruppo Bilderberg per sostenere il suo orientamento quando venne eliminato mediante il noto complotto sul quale siamo tornati spesso con dovizia di particolari.
Venne sostituito dalla servile Lagarde.
L’operazione non era isolata. I colpi di mano si sono susseguiti. Noi abbiamo assistito alla destituzione di Berlusconi e all’insediamento del governo Goldman Sach’s guidato da Mario Monti.
Frattanto le speculazioni finanziarie e i falsi delle agenzie di rating (è di tre giorni fa l’incriminazione di Standard & Poor’s da parte dei nostri tribunali) sospinsero l’Europa del sud al disastro mettendo in ginocchio un’Italia la cui economia era, solo pochi mesi prima, tra le più sane d’occidente ma che, con le politiche intraprese dai “tecnici”, si è avviata verso la bancarotta.
La verità rovesciata
Non appena l’azione, coordinata da New York e da Washington, iniziò ad avere effetti devastati si prese ad accusare l’Euro e la Germania; anziché sottolineare che questi “tecnici” lavoravano proprio contro l’Euro acuendo con le decisioni – e con le speculazioni – tutte le debolezze dell’impianto e contro la Germania, locomotiva d’Europa, accusata di essere la causa di tutti i mali quando invece era – ed è – l’obiettivo dell’offensiva americana.
Questo è quanto accade e le sirene che incantano prospettando mondi migliori fuori dalla UE, che ne siano consapevoli o meno, intonano una litania composta dal Pentagono e da Wall Street.
Parimenti per l’Euro cui tutte le critiche strutturali e politiche sono sacrosante ma allargabili alle valute “nazionali” (sì…) d’antan.
Si deve ovviamente cambiare tutto, ma partendo da quelle posizioni di forza e potenza – sia pur potenziali – che sono state raggiunte e non smantellandole a tutto vantaggio americano, cinese e britannico.
Bisogna fare una scelta di campo.
Sia come sia, pur in modo ipercritico e apportando concezioni rivoluzionate e rivoluzionarie, nella contesa io sto con la Germania.
Lascio a chi lo voglia il piacere d accodarsi al coro dei picconatori angloamericani.