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Israele spariglia?

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Torna a minacciare un attacco all’Iran ma può non essere una farsa perché il quadro è cambiato dopo trent’anni di complicità

Il prossimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) formulerà le più dettagliate accuse avanzate fino ad ora a Teheran per il suo programma per sviluppare armi nucleari. Lo hanno riferito alla Cnn diversi diplomatici occidentali, secondo cui nel documento, che dovrebbe essere diffuso la settimana prossima, ci saranno numerosi dati sugli sforzi clandestini dell’Iran per sviluppare la tecnologia necessaria per construire l’arma atomica. In passato l’Aiea aveva già espresso preoccupazione per il programma nucleare iraniano, ma nel prossimo rapporto, secondo le fonti della Cnn, lo fara in maniera ben più esplicita.
Intanto il presidente israeliano Shimon Peres ha ribadito ieri notte in una intervista ad una televisione israeliana, che “un attacco all’Iran” da parte di Israele e di altri Paesi è “sempre più verosimile”. “I servizi di intelligence dei diversi Paesi che sorvegliano l’Iran sono preoccupati e spingono i loro responsabili politici a denunciare che l’Iran è vicino ad ottenere l’arma atomica”, ha dichiarato Peres alla seconda emittente privata della tv israeliana.
Il presidente israeliano Shimon Peres ha ribadito ieri notte in una intervista ad una televisione israeliana, che “un attacco all’Iran” da parte di Israele e di altri Paesi è “sempre più verosimile”. “I servizi di intelligence dei diversi Paesi che sorvegliano l’Iran sono preoccupati e spingono i loro responsabili politici a denunciare che l’Iran è vicino ad ottenere l’arma atomica”, ha dichiarato Peres alla seconda emittente privata della tv israeliana. “Bisogna rivolgersi a questi Paesi perché rispettino i loro impegni. E’ ciò che deve essere fatto, e c’è una lunga lista di opzioni”, ha detto ancora Peres.
Due giorni fa il presidente israeliano in una intervista a Channel 2 aveva già dichiarato che Israele era “più vicino a ricorrere all’opzione militare che a trovare una soluzione diplomatica contro la minaccia” del programma nucleare di Teheran, sottolineando che l’Iran era molto vicino alla produzione della bomba atomica. L’ipotesi di un attacco preventivo di Israele contro le installazioni nucleari dell’Iran ha ripreso corpo negli ultimi giorni a seguito di una serie di indiscrezioni pubblicate dai media israeliani secondo le quali la questione divideva il gabinetto di Benjamin Netanyahu. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la maggior parte dei 15 membri del gabinetto di sicurezza israeliano è per il momento contrario ad un attacco. Ministri e diplomatici sono del parere che il prossimo rapporto dell’Aiea dell’8 novembre, avrà un effetto decisivo sulle decisioni del governo dello Stato ebraico. Giovedì intanto Israele ha proceduto ad una vasta esercitazione difensiva simulando un attacco di missili nella regione di Tel Aviv. I media israeliani hanno anche riferito i una esercitazione condotta di recente da 14 aerei israeliani in Sardegna in cooperazione con l’aviazione italiana per addestrarsi a delle missioni “a lunga distanza” che necessitano dei rifornimenti in volo.
Non è la prima volta che Israele minaccia una guerra all’Iran.
Fino a poco tempo fa, tuttavia, la minaccia era risibile in quanto oggettivamente (e  anche organicamente sui piani del traffico d’armi, dell’approvvigionamento petrolifero e dei comuni interessi regionali) Teheran e Tel Aviv sono andate a lungo a braccetto.
Oggi la situazione è cambiata. E proprio perché l’abbattimento del comune nemico, l’Iraq, ha lasciato un vuoto che se da un lato dà sollievo agli israeliani dall’atro li preoccupa. Un Iran troppo forte non può star loro bene, così come nessun Paese forte nella regione.
Appare chiaro che la nuova strategia atlantista, soprattutto dopo la svolta turca, mira a contrapporre Ankara a Teheran per il tramite siriano.
Razionalmente non ci sarebbe quindi da prendere sul serio la minaccia israeliana.
A meno che questa non vada letta come forzatura su Obama. Difatti la sua acquisizone di potere nella regione e la stabilizzazione di altre potenze atlantiche nella zona, frutto della presunta “primavera araba”, rischiano di costare ad Israele soprattutto in termini di finanziamenti.
In passato, proprio con questa logica, Israele ha sempre fatto di tutto – ma veramente di tutto – per destabilizzare gli alleati occidentali degli USA nel Mediterraneo.
Oggi la svolta anglo-amero-francese se è una panacea per chi voglia distruggere il mondo arabo e l’Europa al tempo stesso rende meno “indispensabile” il sostegno internazionale a Tel Aviv.
Ecco quindi che qualche pazzo sanguinario, eccitato dal fondamentalismo biblico, potrebbe combinare qualcosa di molto grosso. In Iran, in Siria o altrove.
Anche in Europa.

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