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La lezione del centenario

Il 4 Novembre prossimo sarà il centenario della Vittoria italiana nella Grande Guerra.
Una vittoria storic , conseguita a prezzo di enormi sacrifici umani e che darà finalmente un senso alla parola Nazione sostituendo la definizione creata da Metternich per l’Italia: “un’espressione geografica”.
Cosa ancor più importante quel 4 Novembre mise in moto il processo rivoluzionario che attraverso il 1919 ed il 1922 portò all’affermazione del Fascismo e che ne forgiò in modo unico lo spirito d’avanguardia.
Ma cosa vuol dire oggi celebrare il Centenario della Vittoria? Cosa ci indicano gli sforzi eroici dei fanti e degli Arditi del 1915-1918 ? Come collocare alla luce dell’attualità quel Mito fondante la Nazione?
Rifuggendo come la peste, per ovvi motivi, la retorica pacifista e nullista che ammorba l’evento, tesa a distruggere l’eroica capacità di una generazione di sopportare fatiche immani, lutti e tragedie in nome di un Ordine interiore e di una fedeltà a se stessi, prima ancora che alla Patria, vorremmo sottolineare come oggi la Celebrazione del Centenario assurga anche a forte richiamo per tutti i popoli europei coinvolti, ad unire stavolta le proprie forze contro il comune Nemico.
Quindi nessun revanscismo, nessuna contesa confinaria intereuropea, nessun predominio territoriale dovrà più avere luogo in Europa: questo è il forte messaggio rivoluzionario del Centenario.
Ciò non in nome di una pace fittizia, ma perché proprio oggi l’Europa tutta si trova a dover affrontare nuove sfide che solo recuperando la memoria del sangue comune sparso, all’epoca in trincee contrapposte, può forgiare un nuovo spirito Europeo, di lotta rivoluzionaria.
Gli Arditi dopo aver combattuto gli Imperi Centrali, ritornarono dal fronte consapevoli che subito dopo bisognava abbattere le vestigia del vecchio Stato italiano borghese e nazionalista che dopo averli impiegati in guerra voleva disfarsene il più rapidamente possibile, comprendendone la carica rivoluzionaria.
Di lì a pochi anni un altro conflitto mondiale avrebbe sancito plasticamente che la Prima Guerra Mondiale era solo l’inizio di un processo tendente a costruire la Nuova Europa dei popoli che fu interrotto dalle potenze extraeuropee: angloamericani e sovietici alleati tra loro.
Ed è esattamente questo spirito che deve animare,secondo noi, le celebrazioni della Vittoria del 4 Novembre e darvi sostanza oggi, nel 2018.
Che il 2018 a distanza di 100 anni, doni chiarezza, lucidità, rinvigorisca menti e membra, ci liberi dal piccolo nazionalismo revanscista e ci fornisca esempi all’altezza di quegli uomini che nel 1918 entrarono a Vittorio Veneto per fare l’Italia, ma che capirono immediatamente che fatta l’Italia bisognava fare la Rivoluzione e quindi l’Europa dei combattenti e dei produttori per comporre una volta per tutte le stupide contese tra Stati in nome di un’Idea imperiale che ci appartiene da sempre.

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