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Je so’ pazzo

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Il boom degli stupefacenti nella crisi pandemica

All’imbrunire il cielo è un fuoco rosso di nuvole e vento. La foresta tropicale diventa nera come la pece. Poco più in la è tutto un brulicare di motorini e strade di terra rossa. L’oscurità è il segnale che tutti devono rientrare. Non serve guardare l’orologio. Tra poco inizia il coprifuoco e non si scherza. Arrivano a casa alla spicciolata, per la maggior parte studenti di liceo e braccianti. Un paio di birre in un sacco di plastica e una bustina in tasca. Pillole rosse, sembra aspirina. Invece è Yaba, la droga della pazzia che va alla grande tra i giovanissimi in Asia.
Chi conosce il sud est asiatico, sa bene che Thailandia, Cambogia, Laos e Myanmar sono sempre stati luoghi di produzione e commercio di droghe sintetiche e oppio. Sostanze a basso costo per soddisfare i mercati dei Paesi vicini e materie prime per le cosiddette droghe pesanti, da spedire in occidente o in altri Paesi dell’Asia dove verranno poi lavorate. Quello che non si sa invece è che i numeri degli ultimi mesi sono terrificanti. La produzione è aumentata raggiungendo volumi mai registrati prima d’ora. Spinti dalla precaria situazione politica in Myanmar, dopo il colpo di Stato che ha lasciato campo libero a gruppi criminali e signori della droga, i corrieri sembrano essere dappertutto e pronti a tutto.
La polizia thailandese, dal giorno del golpe, ha sequestrato quasi 330 milioni di pillole di Yaba, più del doppio di quanto sequestrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Numeri pompati anche dal mercato interno thailandese, sviluppatosi sotto il segno di una pandemia che ha stritolato tutti i Paesi in via di sviluppo, lasciando milioni di persone senza un occupazione e senza una speranza. Chi ha perso il lavoro, spesso ha iniziato a fare uso di droghe e spacciare per sopravvivere e mantenere la famiglia, mentre i più giovani, non potendo più andare a scuola o vivere una vita normale, hanno cercato nella droga una facile via di uscita dalla depressione e dalla noia.

Quello che prima sembrava essere territorio esclusivo delle bande criminali, è diventato un rifugio economico e psicologico, una macchia d’olio che, allargandosi, sta permeando tutti gli strati sociali. Gente comune che si presta a traffici e logistica per non affogare nei debiti o per sfoggiare uno stile di vita occidentale. Il bisogno di denaro spinge ogni giorno migliaia di persone a rischiare l’ergastolo. Per la prima volta, alcune importanti città turistiche della Thailandia come Ayutthaya, mai entrate nelle mappe del contrabbando di droga, sono diventate veri e propri luoghi di stoccaggio e distribuzione. I volumi di traffico sono così alti che i pacchetti di metanfetamine sono contrassegnati con i nomi delle città dove devono essere “immagazzinati” prima di essere spediti a Bangkok, destinati a mercati più redditizi in Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Hong Kong.
“Molte persone che hanno perso il lavoro durante la pandemia hanno iniziato a trafficare, mentre i bambini costretti a lasciare la scuola sono stati trascinati nella droga come spacciatori e come consumatori”, racconta il capo di un villaggio vicino Ban Pang, a ovest del Paese al confine con il Myanmar. Il consumo, appunto. In crescita esponenziale. Non passa giorno senza che non ci siano anche arresti legati all’abuso e allo spaccio. Tutti giovanissimi. Studenti di scuole medie e superiori di ogni ceto sociale e provenienza. Quella che sembra una reazione alla pandemia accende una faro su quella che è invece una vera e propria epidemia tra gli adolescenti.
L’uso di “Ya-ba” letteralmente “droga della follia” (droga che combina metanfetamine e caffeina e il nuovo tipo di Yaba rivestita di metanfetamine per aumentarne la potenza) è diventata la cosa più normale da mettere in bocca durante una festa di compleanno e nelle serate a base di alcol e musica. Il problema è anche la facilità di reperimento di questa droga e chiaramente il suo basso costo. Un euro e cinquanta a pasticca, con effetti che possono durare per giorni, facile capire il perché della sua popolarità. Online si trova tutto, basta cercare. Non serve conoscere il Deep Web, qui gli spacciatori usano i social network alla luce del sole: Twitter, Telegram o Line per comprare droga e armi, nessun problema. Con le parole chiave giuste si può avere tutto, dalla Yaba allo Speed (metanfetamina in cristalli) velocemente recapitato a casa anche grazie alle capillari reti di corrieri nate per il delivery di cibo durante il lockdown e di fatto impossibili da tracciare da parte delle forze dell’ordine.

Il fenomeno è trasversale e interessa tutti, non è più solo legato alla povertà o a situazioni famigliari borderline, sembra essere diventata un abitudine anche tra le classi più abbienti che amano sballare, regolarmente. In una delle ultime retate, una settimana fa, durante un esclusivo party in piscina sono stati arrestati 59 ragazzini e sequestrate 61 pillole di ecstacy e 8,53 grammi di ketamina. Una pillola per ogni partecipante. Queste sostanze possono causare cambiamenti irreparabili nel funzionamento cerebrale. Gli studi sul cervello mostrano cambiamenti nelle aree che riguardano il giudizio, il processo decisionale, l’apprendimento, la memoria e il controllo del comportamento.
Gli effetti più comuni associati però a questa droga sono la violenza e l’incapacità di controllarsi, di qui il nome “droga della follia”. Dopo l’euforia iniziale ci si sente irritabili e arrabbiati. La condizione di sentirsi invincibili e violenti non porta nulla di buono. Capita così di assistere spesso a sanguinose risse tra gruppi di studenti, che hanno come normale conseguenza la morte o il grave ferimento dei partecipanti. Altri effetti sono la perdita delle inibizioni, per cui la “Yaba” viene usata per approcciare le ragazze che a loro volta saranno più disponibili. Il problema è sociale e naturalmente ha radici profonde, radici nell’assenza di prospettive che minano la già delicata situazione di bassa scolarizzazione e tendenza all’abuso di alcol. Il Covid e la pandemia, hanno spinto questi fattori a livelli mai visti prima. La ricerca di una via d’uscita da depressione e disperazione non trova risposte nella società civile che finge di non vedere o sottostima il problema. Per non perdere la faccia. Le stesse famiglie non hanno voglia di parlarne e preferiscono cambiare discorso. Purtroppo nascondere i problemi, per quanto possa salvare l’immagine, non li risolve. Li amplifica e i numeri parlano chiaro.
“La situazione della droga nel Triangolo d’Oro sta diventando molto complessa e i trafficanti sono più potenti e influenti che mai”, ha affermato Jeremy Douglas dell’UNODC in un intervista di un mese fa. “Più di 17 milioni di pasticche di metanfetamine sequestrate in Thailandia negli ultimi 7-8 giorni. 60 milioni il mese scorso. Ketamina, eroina e Yaba. Oggi la produzione di un solo mese è pari a due anni in tutta l’Asia orientale all’inizio degli anni 2000” ha poi twittato. Monitorando i social media e vivendo a contatto con gli studenti ci si rende facilmente conto di quanto sia comune parlare di droga e farne uso. Dai piccoli villaggi alle grandi città sembra che nessuno sia davvero immune da questa epidemia che molto più del Covid sta mettendo a rischio le giovani generazioni.
La Yaba fa paura, ma forse, a questi ragazzi fa più paura la mancanza di un futuro e l’impossibilità di ottenere quello che vogliono e quello che gli viene mostrato ogni giorno sui social media.

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