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La Cina in tavola

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C’ispirarono gli spaghetti, ora ci danno anche il pomodoro

Il pomodoro cinese sfida quello italiano. E la concorrenza è sleale, secondo la Coldiretti, che stima in oltre cento milioni di chili (il 15% dell’intera produzione italiana) la quantità di concentrato cinese che arriverà quest’anno nel nostro Paese, materia prima per le conserve di aziende italiane sulle cui etichette si perderà poi ogni traccia dell’origine asiatica del prodotto.
+272% – Il continuo import di pomodoro cinese ha assunto in dieci anni le dimensioni di una vera e propria invasione: secondo i dati dell’associazione degli agricoltori, gli sbarchi di concentrato cinese nel nostro Paese sono praticamente quadruplicati e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico. Che in cifre equivale a un +272%, calcola la Coldiretti confrontando i dati dei primi 5 mesi del 2010 con lo stesso periodo del 2000.
IN CRISI LA VERA PUMMAROLA – Uno scenario che preoccupa non poco gli agricoltori: “La possibilità di “spacciare” come made in Italy la produzione orientale, oltre ai rischi sanitari confermati dai recenti sequestri, – avverte Coldiretti – sta mettendo in crisi la coltivazione della vera pummarola Made in Italy, il cui raccolto è stimato quest’anno in calo di quasi il 10%”.
PROBLEMA DI CONCORRENZA – “Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio”, quelli che arrivano sugli scaffali dei nostri negozi di alimentari e supermercati, “è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro”. Ma c’è anche un problema di mercato, di concorrenza, nelle campagne si segnalano ritardi nel ritiro dei prodotti, clausole capestro e mancato rispetto delle regole contrattuali che stanno provocando incertezza e danni ai produttori agricoli, dice Coldiretti, che chiede “una iniziativa da parte del ministero delle Politiche Agricole per verificare l’evoluzione della campagna di raccolta ed avviare le eventuali attività di controllo negli stabilimenti industriali”. Anche Fedagri-Confcooperative denuncia una “reale distorsione della concorrenza” nel settore: “Prendendo a pretesto discutibili problemi qualitativi del prodotto, le industrie aderenti ad Anicav (l’Associazione degli industriali delle conserve) non rispettano i contratti sottoscritti pagando il pomodoro ai produttori agricoli, ancorché ritirato in quantità insufficienti, a prezzi notevolmente inferiori e addirittura concorrenziali con il pomodoro cinese”.
 

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