O è un fenomeno passeggero?
Investitori al capezzale del malato Cina. I cui sintomi di un rallentamento economico sono sempre più evidenti. Le esportazioni a luglio sono scese del 14,5% e le importazioni sono calate del 12,4% su base annua, rileva l’agenzia Dpa; entrambi i dati sono peggiori delle attese. Lo stesso vale per i dati diffusi nel luglio scorso relativi a Pil trimestrale, vendite al dettaglio anno su anno e investimenti in beni immobili. Parallelamente, sta esplodendo la disoccupazione giovanile. Cosa sta succedendo in Cina?
Il crollo del commercio cinese
Nel dettaglio, le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate del 23,1% su base annua a luglio, mentre quelle verso l’Europa sono diminuite del 20,6%, dicono i dati doganali.
Le esportazioni verso l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico sono scese del 21,4%, secondo i dati. Le importazioni cinesi dalla Russia sono diminuite dell’8,1% a luglio rispetto a un anno fa.
I motivi del rallentamento della Cina
Indubbiamente, il rallentamento della crescita degli Stati Uniti e delle altre principali economie ha pesato le esportazioni cinesi quest’anno. Ma non basta “incolpare i vicini”. La Cina è anche vittima di “difficoltà interne”, in particolare la domanda cinese, che fatica a decollare, spiega il sinologo Francesco Sisci.
Sul banco degli imputati anche il crollo dell’immobiliare, “che per 25 anni ha trainato tutta la crescita e che ancora oggi probabilmente pesa il 60% del totale dei crediti bancari”. Inoltre, permane “una sfiducia generalizzata degli investitori e dei consumatori dopo tre anni di chiusura per il Covid” e pesa “l’impatto della campagna contro la corruzione, che ha eliminato un vecchio modo di fare affari senza però crearne uno nuovo”.
Un altro cambiamento che si sta ripercuotendo sulla crescita cinese è il venir meno del fondamento della crescita cinese degli ultimi 40 anni.