Home Alterview La marpionneide

La marpionneide

0


Le gesta epiche dell’esule del liberismo

 

1 – LE ZINGARATE DI ZINGALES
A vederlo in fotografia con tanto di ciuffo, barba e occhi tenebrosi Luigi Zingales somiglia all’attore americano Johnny Depp. E così lo chiamano le studentesse dell’università di Chicago dove il 48enne padovano ha conquistato la cattedra. Nelle classifiche delle riviste specializzate Zingales è considerato, insieme all’amico Alberto Alesina, uno dei migliori tra i 29 cervelli italiani che lavorano nei Dipartimenti di economia delle facoltà statunitensi.
Anche lui fa parte del gruppo degli espatriati eccellenti che dopo la laurea alla Bocconi (dove ritorna per giocare a calcetto con i vecchi colleghi) è sbarcato tra Boston e Chicago per nutrirsi alla scuola liberista.
Non a caso in America qualcuno li chiama “esuli del libero mercato” e li sfotte dicendo che “liberisti sono coloro i quali credono che per cambiare la lampadina basti il mercato”. Il tenebroso Zingales ha conservato con l’Italia un doppio filo, perché oltre a far parte del consiglio di amministrazione di Telecom (dove dall’aprile 2007 si diverte a bocciare le iniziative di Franchino Bernabè) collabora al “Sole 24 Ore” e all'”Espresso”. E proprio sull’ultimo numero del settimanale di Carletto De Benedetti, il giovane economista ha sparato un articolo che ha lasciato attonita la comunità scientifica.
Nel testo che aveva per titolo “Consigli per il default” il buon Zingales mette in guardia contro le conseguenze del cataclisma che potrebbe arrivare da Grecia, Irlanda e Spagna “cui seguirebbe molto probabilmente quello dell’Italia e del Belgio”.
Per evitare equivoci il Johnny Depp in miniatura dichiara sin dall’inizio che una delle sue regole è di non dare mai consigli finanziari, poi spiega in dettaglio che cosa succederebbe in caso di riduzione del valore del debito italiano e spagnolo del 30%: le banche diventerebbero insolventi e per limitare i danni il governo potrebbe aiutarle solo con una soluzione “argentina” che congela i depositi.
Se l’articolo dell’esule liberista finisse qui, ci sarebbe già abbastanza per toccarsi gli attributi, ma l’autore non ha alcuna voglia di passare per un corvo e facendo appello alla sua intelligenza smisurata suggerisce alcuni consigli. Dopo aver detto che le obbligazioni bancarie e l’oro potrebbero diventare un investimento rischioso, il buon Zingales propone di mettersi al riparo con investimenti più sicuri in obbligazioni non finanziarie come quelle di Electricitè de France, Eni e Siemens, “altrimenti non ci restano che i titoli di Stato francesi e tedeschi”.
La cosa più divertente è che dopo aver snocciolato questi consigli per gli acquisti, l’espatriato eccellente che ha studiato alla Bocconi insieme al donnaiolo Nouriel Roubini, insiste e dice: “non prendete questo articolo come un consiglio su come investire i vostri soldi”.
Forse aveva ragione Giulietto Tremonti quando (senza autocritica) sfotteva la categoria degli economisti.
2 – E LUCHINO PER IL DOPO-EMMA COVA LO BELLO
Questa sera alle 18 al Piccolo Teatro di Milano si terrà un confronto sul tema “L’industria al tramonto?”.
Lo spunto per questa iniziativa l’ha dato lo spettacolo “La compagnia degli uomini” del drammaturgo inglese Edward Bond, un’opera che narra la storia di una famiglia di imprenditori e mette sotto accusa il capitalismo. All’evento pomeridiano partecipano oltre al regista Luca Ronconi e Sergio Escobar (direttore del Piccolo), l’economista Marco Vitale, Corradino Passera e Gianni Riotta, il direttore del “Sole 24 Ore”.
Sul palco salirà anche Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia che è diventato famoso per la sua battaglia antiracket. E proprio Lo Bello ha scritto ieri sul giornale di Riotta un lungo articolo che prende spunto dallo spettacolo teatrale e arriva a denunciare l’assenza in Italia di una classe dirigente coraggiosa “capace di creare ricchezza e distribuirla”.
La presenza a Milano dell’imprenditore di Siracusa che da oltre quattro anni guida la Confindustria siciliana, non è casuale. Intorno a quest’uomo calvo, sposato e con due figli, che ha saputo allargare le sue aziende dall’alimentare alla metalmeccanica e all’ingegneria civile, si sta creando un’attenzione particolare.
Non più tardi di ieri su “Repubblica” è apparso un articolo in cui venivano elencati gli uomini nuovi che potrebbero costituire la “squadra civica” di Luchino di Montezemolo; nella lista, oltre ad Andrea Mondello, alla figlia di Vittorio Merloni, Gianni Punzo, e la bella economista di Madrid, Irene Tinagli, spiccava il nome di Ivan Lo Bello.
Anche quando gli indici di popolarità lo davano appena al di sotto di quelli dell’attuale presidente della Regione, Raffaele Lombardo, Lo Bello ha sempre detto di non voler scendere in politica. Il suo verbo, ribadito anche nei giorni scorsi, è di combattere ed espellere gli imprenditori che accettano l’estorsione, ma questa missione sembra essere ormai al di sotto delle sue ambizioni.
E c’è chi dice che la sponsorizzazione di Luchino iniziata nel 2006 potrebbe aprirgli le porte per contrapporre un uomo del Sud al candidato delle imprese del Nord che indicano nel chimico Giorgio Squinzi il futuro presidente di Confindustria.
3 – IN 70 MESI AL VERTICE DELLA FIAT, SERGIO MARPIONNE, LA NUOVA SINDONE DELLA SACRA FAMIGLIA DEGLI AGNELLI, TRA COMPENSI E STOCK OPTION HA ACCUMULATO UN TESORETTO DI 255,5 MILIONI
A Torino non ne possono più della telenovela della Fiat e delle genuflessioni verso Sergio Marpionne, la nuova Sindone della Sacra Famiglia degli Agnelli.
Ormai anche le signore che passeggiano sotto i portici di piazza San Carlo hanno capito che il manager dal pullover sgualcito vuole “marchionizzare” l’Italia facendo diventare la città di Cavour e di Gramsci quasi simile a quella Detroit dove regna l’automobile e il numero dei barboni è superiore a quello degli operai.
Si conferma così l’assunto preannunciato da Dagospia a luglio secondo il quale non è la Fiat che va a Detroit, ma è la Chrysler che si mangerà la Fiat. Il tutto avverrà tra gli applausi degli apologeti di Marpionne e perfino di quegli storici come Sergio Romano e Giuseppe Berta che hanno dimostrato di capire ben poco della politica industriale.
Per le signore torinesi l’operazione del figlio del carabiniere Concezio non è ispirata alla “saggezza pratica dei contadini” (come ha scritto il braccio destro di Montezemolo, Carlo Calenda), ma a una logica di alta macelleria finanziaria dove sul banco ci sono il filetto di Fiat Auto, il controfiletto di Fiat Industrial e il polpettone di Chrysler nel quale con buona pace del grande sociologo tedesco Ulrich Beck (da non confondere con il cuoco dell’Hilton Heinz Beck) alcuni diritti degli operai finiranno nello spezzatino.
E le signore ridono quando qualche sindacalista ancora intorpidito dai cascami della lotta di classe, tira fuori il libro (“Il grattacielo nel deserto”) scritto nel 1960 da Adalberto Minucci e Saverio Vertone in cui alla pagina 179 si cita la frase di Vittorio Valletta: “la democrazia aziendale deve essere espressione e supporto della democrazia politica”.
Questa è roba vecchia e noiosa, come noioso è il ritornello sulla globalizzazione madre di tutte le ristrutturazioni. Molto più interessanti sono invece gli articoli in cui si parla dello stipendio di Marpionne sul quale sono volate cifre pazzesche. A mettere un po’ di ordine sui quattrini del mago della pioggia c’è per fortuna Massimo Mucchetti, l’editorialista principe del “Corriere della Sera” che con i suoi articoli attenti e critici dimostra di capirne più di tutti.
L’ultimo è apparso ieri e spiega che dal 2005 al 2009 l’italocanadese ha guadagnato 35,6 milioni (una media di 6,3 milioni l’anno, pari a 1.037 volte lo stipendio di un suo dipendente medio), e in 70 mesi al vertice della Fiat, tra compensi e stock option ha accumulato un tesoretto di 255,5 milioni. È probabile che Mucchetti, autore del memorabile “Licenziare i padroni?” stia raccogliendo il materiale per scrivere un libro sull’epopea dell’ultimo erede di Henry Ford.
Oltre a saper leggere i bilanci e i contratti stipulati tra Chrysler e Fiat, il 57enne giornalista bresciano è un ottimo ricercatore di pulci, ed è per questa abilità che riesce a spiegare come il Marpionne con la residenza fiscale nel cantone svizzero di Zug e con l’abilità del “macellaio” della finanza, riuscirà a portare a casa enormi vantaggi personali.
Oggi SuperSergio sarà a Detroit per l’inaugurazione del Salone dell’Auto (un evento per il quale anni addietro si spostavano Luchino di Montezemolo, il parroco di campagna Maurizio Beretta, Carlo Rossella e altri amici). C’è da sperare che nessuno gli abbia messo sotto gli occhi la pagina del “Corriere della Sera” dove si legge che finora 14.200 americani hanno chiesto informazioni della favolosa “500” sul sito della Fiat.
Troppo poco per conquistare l’America.
4 -RINGRAZIAMENTI
Avviso ai naviganti: “Si avvisano i signori naviganti che il nuovo presidente della Consob Giuseppe Vegas ha cominciato ad affondare le mani nei fascicoli dell’Autorità di Controllo della Borsa.
Prima di procedere in questa operazione ha dedicato parecchio tempo a rispondere di suo pugno agli auguri per il nuovo incarico. Un ringraziamento particolare lo ha indirizzato al Presidente del Senato Renato Schifani con cui Vegas ha trascorso in estate qualche giorno di vacanza. Il messaggio è stato consegnato a Palazzo Madama dalla segretaria di Schifani, Letizia Cicinelli che coordina la segreteria, e ha rapporti di lunga amicizia con il neopresidente della Consob”.
 

Nessun commento

Exit mobile version