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La scuola tiene banco

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Grandi esami di riparazione

Nel conto alla rovescia verso l’inizio del nuovo anno scolastico, tra rischi di Dad e classi pollaio, si inserisce un dossier che si presumeva chiuso per il prossimo decennio dopo il maxi-bando dell’estate scorsa: i banchi per gli studenti. Sui 2,4 milioni di pezzi (tra scrivanie e sedie) commissionati dalla gestione Arcuri, 50mila sono stati rifiutati da 450 istituti per inadeguatezza, ovvero mancanza di conformità agli standard qualitativi di quelle realtà. In particolare, si tratterebbe di “difetti ergonomici e di materiali” tali da rendere inutilizzabili i banchi. Che, infatti, sono stati restituiti, è stata fatta una perizia, e il ministero dell’Istruzione insieme alla struttura commissariale si è mosso per sostituirli entro il 13 settembre. All’ultimo tuffo.
A rivelare l’ennesimo sassolino che inceppa l’ingranaggio è stato oggi Il Sole 24 Ore, in un articolo sui costi della Pubblica Amministrazione che un anno dopo si trova a spendere 6 milioni di euro per gli stessi articoli. I fondi, stanziati con il decreto Sostegni-bis, fanno parte del budget della macchina del generale Figliuolo ma saranno ovviamente gestiti insieme al ministero di Bianchi. I banchi difettosi fanno parte del medesimo lotto, che pare provenga da una delle quattro aziende straniere (una svedese, una tedesca, una franco-spagnola e una portoghese) aggiudicatarie del bando insieme a sette gruppi italiani. In questo senso, le autorità stanno valutando i presupposti e la percorribilità di un’azione legale per ottenere la restituzione del corrispettivo versato.
Il reclamo è arrivato da 450 scuole, divise in otto Regioni (Lazio, Piemonte, Liguria, Sardegna, Abruzzo, Calabria, Veneto, Trentino Alto Adige) ma la metà degli istituti coinvolti – circa 200 – è laziale. Dove, in ambito scolastico, si ricordano le perplessità per una partita di banchi che aveva “spigoli non conformi” suscettibili di diventare pericolosi per i bambini più piccoli.
Fatto sta che la struttura commissariale – visti anche i tempi strettissimi – ha escluso un nuovo bando e chiesto alle scuole di fare acquisti diretti tramite il portale Consip. Non solo: ha contattato Assufficio – l’associazione degli elementi di arredo professionali che fa capo a Federlegno – per avere “un parere sulle caratteristiche tecniche e di sicurezza”. Un modo, insomma, per non ritrovarsi da capo con analoghe proteste. E magari per capire se la responsabilità della défaillance sia della ditta produttrice, delle maglie non abbastanza strette del bando originale, della burocrazia pubblica, o semplicemente della fretta dovuta all’emergenza della prima ondata.
L’unica buona notizia è che sebbene manchino meno di due mesi alla deadline si dovrebbe fare in tempo. Evitando altre foto di bambini seduti per terra, con i libri sulle ginocchia o aperti sulle seggioline, che il primo giorno di lezione dell’anno scorso avevano fatto il giro del web. “Abbiamo fatto un rapido sondaggio tra i nostri associati – ha risposto infatti Assufficio – e tutti hanno dato disponibilità a mettersi al lavoro da subito”. Sperando che stavolta il risultato soddisfi tutti gli interessati. Perché le aziende sottolineano l’alto costo dei metalli e del legno, ma diversi presidi lamentano (da ben prima del coronavirus) la scarsa qualità dei loro banchi, tra truciolato e compensato non bene identificati. Nodi che la pandemia ha esasperato se è vero, come si narra, che un dirigente scolastico romano ha considerato più vantaggioso segare in due le vecchie scrivanie rispetto ai nuovi banchi monoposto.

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