domenica 30 Giugno 2024

La sindlome di Tlump

La Cina gioca il protezionismo che rischia di rivelarsi un boomerang come lo fu quello americano

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La Cina attua un blocco totale sul gallio e il germanio. Durante il primo mese delle nuove restrizioni sull’esportazione dei due minerali, in vigore dal 1° agosto, nessuna quantità di questi due metalli è stata autorizzata a lasciare il paese. Questi due metalli non sono particolarmente rari e utilizzati per produrre chip, ma, secondo la Critical Raw Materials Alliance, la produzione globale è trainata dalla Cina; infatti, nell’ultimo anno circa l’80% della produzione mondiale di gallio e il 60% del germanio è cinese. Nel mese di luglio, il paese ha esportato 5,15 tonnellate di gallio e 8,1 tonnellate di germanio. Il valore complessivo di queste esportazioni si aggira, secondo stime cinesi, intorno ai 90 milioni di dollari, ma le conseguenze a livello economico globale di queste restrizioni potrebbero essere molto più vaste, proprio a causa del ruolo dominante della Cina.
Alla domanda sulla mancanza di esportazioni il mese scorso, He Yadong, un portavoce del ministero del commercio cinese, ha dichiarato in conferenza stampa che il dipartimento aveva ricevuto richieste da parte di aziende per esportare i due materiali, affermando che alcune domande sono state approvate, ma senza approfondire o spiegare a chi.

Divieto di esportazione, i motivi
I minerali rari, essenziali per la produzione di semiconduttori, pannelli solari e automobili elettriche, non sono stati quindi esportati in nessun paese. Nonostante questa decisione, per gli analisti, queste limitazioni sono “un’arma a doppio taglio” che potrebbe, invece di rafforzare e rendere più competitivo il paese orientale, danneggiare l’economia cinese e accelerare lo spostamento delle catene di approvvigionamento fuori dal paese. Infatti, secondo lo Shangai Metal Network, il costo del gallio è diminuito in Cina, poiché i controlli sulle esportazioni hanno causato l’accumulo delle scorte; giovedì, il prezzo era pari a 1.900 yuan (244 euro) per tonnellata, in calo di quasi il 20% rispetto all’inizio di luglio, secondo le informazioni del mercato dei metalli di Shanghai. Il germanio, nel frattempo, è aumentato leggermente a causa della scarsità dell’offerta, raggiungendo giovedì 10.050 yuan (1293 euro) per tonnellata. Le esportazioni non sono state comunque soppresse, ma sottoposte a maggiori controlli e autorizzazioni. Gli esportatori dovranno richiedere una licenza specifica per i due metalli al ministero del Commercio cinese e fornire informazioni sugli acquirenti e sulle loro richieste.
La mossa di Pechino è parte del contesto del conflitto commerciale con gli Stati Uniti e i loro partner, e può rappresentare una sfida anche per gli Stati membri dell’Unione Europea. Gli Stati Uniti hanno imposto limiti molto rigidi alle esportazioni di semiconduttori verso la Cina e sono probabili ulteriori misure, relative ai settori dell’intelligenza artificiale e del cloud computing. Anche i Paesi Bassi hanno ampliato le restrizioni sulle spedizioni di macchinari per la produzione di chip verso il paese orientale.

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