Home Alterview La storia come un’accetta

La storia come un’accetta

0


Quei fascisti che è sempre lecito uccidere

La trasmissione “la Gabbia “ andata in onda Domenica 8 marzo, è stata caratterizzata da una sceneggiata di dubbio gusto che ha visto come attore protagonista tal Emanuele Fiano , che apprendiamo essere il responsabile del dipartimento Sicurezza e Legalita’ del PD (sic!).

Il nostro, con un coup de theatre ,  in stile Houdini,  durante l’intervallo della trasmissione, che vedeva la partecipazione, tra gli altri, del Vice-presidente di CasaPound, Simone di Stefano, si muniva di foulards pararesistenziali e dopo una iagulatoria un po’ approssimativa sui “crimini del fascismo”, informava il gentil pubblico, che lui con “ i fascisti non  avrebbe parlato”, alludendo alla presenza di Di Stefano in trasmissione.

Volendo sorvolare sulla mancanza di signorilita’ e sull’infantilismo di tale atteggiamento , verrebbe da osservare che se il sig. Fiano va in un televisione ospite di un dibattito pubblico, dovrebbe sentirsi almeno  moralmente obbligato a interloquire con gli altri ospiti, dovessero anche rappresentare l’opposto di quello che lui è o pensa di essere, altrimenti potrebbe giustamente darsi ragione da solo nel salotto di casa sua , oppure scegliere direttamente chi deve essere invitato e chi no, dando cosi’ un saggio della sua democraticita’ e spirito di civile confronto.

Ma tant’è molto piu’ comodo, ammantarsi di “sana indignazione antifascista “ , deve aver pensato il Fiano, che dover dibattere con di Stefano sull’immigrazione , sull’Euro e sulla crisi che attanaglia gli italiani  e quindi meglio ricorrere al collaudato repertorio d’antan sull’Urfascismo alla Umberto Eco.

Perche’ proprio questo è il punto. Imputare oggi  a qualcuno che si definisce “fascista del terzo millennio “ fatti ed avvenimenti storici che andrebbero contestualizzati nella temperie culturale , politica e sociale di oltre 70 anni fa , è un procedimento logico estremamente irrazionale oltre che scorretto, e sarebbe come imputare alla Chiesa Cattolica di oggi la Santa Inquisizione  medievale  o il massacro dei Sassoni a  Wedekind ad opera di Carlo magno per la loro  forzata conversione  o ad un comunista di oggi i 20 milioni di morti attribuiti a Stalin ed ai comunisti.

Questo modo di ragionare e di usare la Storia come un’accetta , denota una visione  cristallizzata e metafisica della stessa , ad uso e consumo dell’interpretazione del presente e dell’oggi, che è contraria ad ogni possibilita’ di leggere in modo serio e pacato  il presente ed il futuro.  

Ragionare per categorie astratte , dividere la Storia ed i suoi protagonisti in “buoni e giusti” da una parte  e “cattivi” dall’altra, ed usarla come una clava per i problemi odierni è tipica di chi naviga in acque “progressiste” dal punto di vista culturale , intriso com’è  di “sensi di colpa “ collettivi da imputare ad altri, che devono per forza incarnare il male. Se io sono nel giusto, qualcuno deve pur essere il male.

L’ipostatizzazione del fascismo , nella categoria astratta del “Male assoluto”, è un’operazione, lo ricordiamo, che negli anni 70 è costata la vita a tanti giovani  innocenti, “colpevoli” solo di aver incarnato agli occhi  dei loro ”giustizieri ” un ‘Idea” malvagia” e come tali, meritevoli di morire .

Le vittime  negli anni 70 ovviamente, visto il lasso temporale intercorrente con l’esperienza bellica del conflitto mondiale, non potevano avere alcun collegamento con quel periodo, ma in tanti all’epoca, professoroni, politici, giornalisti avevano operato un transfert  temporale , attribuendo a persone concrete, in carne e ossa, delle responsabilita’ “storiche e morali” inconfutabili, da espiare  possibilmente  con una pistolettata alla nuca.

E  quindi quei giovani fascisti ,  diventarono  facile bersaglio dei “giustizieri” applauditi dal gotha intellettuale  e salottiero dell’epoca, quelli che allora scandivano ogni sabato pomeriggio nei loro lugubri cortei “uccidere un fascista non è reato”, pretendendo il sacrificio umano  rituale da immolare sull’altare dei “giusti” dell’antifascismo eterno. 

Lo slogan , infatti,non rimase inascoltato e decine di giovani morirono assassinati  nel silenzio colpevole di tanti .

Il 28 febbraio 2015 , nel corteo  dei centri sociali e degli antifascisti contro la presenza di Salvini a Roma,i figliocci  degli stessi “giustizieri” a Roma hanno scandito il medesimo slogan mortifero , da cui Fiano, incalzato da di Stefano  in trasmissione a prendere posizione  su questo , non ha voluto prendere le distanze ne’ condannare apertamente. 

Non siamo nel 1945, ne’ negli anni settanta, ma sembra che ad una sinistra svuotata di ogni senso e progettualita’ per il futuro , sia rimasta solo la zattera  dell’antifascismo come unica chiave ermeneutica per interpretare il presente e per darsi  una ragione di vita; l’unico collante che riesca in chiave idealistica e metafisica a rallentarne la decadenza nei contenuti e nella capacita’ di cambiamento del reale, quasi una gabbia autorappresentativa e consolatoria dove celebrare il proprio fallimento ideale, con un applicazione estensiva della categorizzazione che include tutto ed il suo contrario.

Avra’ pure funzionato come cortina fumogena, per coprire per 70 anni il fallimento di una sinistra “messianica” e  che millantava chissa’ quale palingenesi della societa’ , ma oggi fa quasi tenerezza constatare che oggi  l’antifascismo è ridotto ad alibi per non rispondere al popolo sui problemi reali e presenti, ma stavolta non basteranno i foulards a coprire la verita’. 

Nessun commento

Exit mobile version