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La strage di Brescia

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Quarantasette anni fa

 

Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione sindacale, nella centralissima piazza della Loggia in Brescia, esplodeva un ordigno che causava la morte di otto persone.
La “storia” giudiziaria ha emesso la sentenza di strage fascista. Per farlo ci sono voluti oltre quarant’anni di tentativi arzigogolati e, soprattutto, il rifiuto continuativo di prendere in considerazione indizi e prove che dicevano tutt’altro.

La strage avvenne cinque giorni dopo il rilascio del giudice Sossi, prigioniero delle Brigate Rosse. Da quanto si è poi ricostruito, nel direttivo BR il voto per il rilascio aveva prevalso su quello della messa a morte per tre voti a due. A votare per l’esecuzione furono i membri che facevano capo al gruppo Superclan, che poi darà vita alla Scuola Hypérion che ritroveremo alla regia del sequestro Moro e in sottofondo della strage di Bologna.
In quella piazza erano presenti quel giorno almeno tre esponenti del Superclan, uno dei quali appartenente alla direzione BR.
Uno dei caduti, Euplo Natali, era un partigiano comunista esperto di esplosivi.
La Questura imboccò immediatamente la pista dei partigiani rossi e delle reti di Feltrinelli, immischiate nel rapimento Sossi, ma fu bloccata dal ministro dell’Interno, il partigiano bianco Taviani, capo militare di Stay Behind che incaricò il losco capitano dei Carabinieri Delfino, in seguito degradato per il ruolo svolto nei sequestri di persona, di allontanare i sospetti da sinistra, visto che gli Usa spingevano a favore del governo di unità nazionale.

Così non si presero in esame le fotografie che lasciavano supporre che l’esplosione fosse avvenuta non come si è ricostruito ma per una falsa manipolazione del portatore dell’esplosivo. Per facilitare il depistaggio fu fatta lavare precipitosamente la piazza inquinando così ogni possibile ricostruzione scientifica.
Non si prese in considerazione un’intercettazione telefonica tra la moglie dell’ambasciatore cubano e la presidentessa dell’associazione Italia-Cuba che la rassicurava sostenendo che aveva avvertito i suoi compagni dell’attentato ed escludeva quindi che fossero tra le vittime. Non fu dato peso alle testimonianze dei familiari che smentivano la deposizione di un brigatista del Superclan, Arnaldo Lintrami, che si contraddiceva sulle ragioni e i tempi della sua presenza in piazza. Lintrami lavorarava alla Breda come aveva fatto Natali fino al pensionamento. Dopo la strage passò alla latitanza ma non gli fu mai contestato nulla in merito.
Stesso dicasi per Piero Morlacchi, figlio di partigiani ed allora nel direttivo BR e per sua moglie Heidi Peusch, figlia di un esponente del partito comunista della Germania dell’Est. Dopo la strage cercarono asilo in quella nazione comunista ma furono respinti perché Berlino Est “non poteva offrire asilo a persone coinvolte in un attentato con vittime civili in Italia”… Riparati a Friburgo furono arrestati per banda armata ma nessuno pose loro domande sulla strage di Brescia.

Un altro particolare curioso è l’intermediazione tra Lintrami e i Carabinieri da parte di Francesco Marra, anch’egli del Superclan come gli altri compagni coinvolti in quella storia. Parliamo dello stesso Marra che le ricostruzioni processuali indicarono come il rapitore del giudice Sossi e che sei anni più tardi si troverà davanti alla stazione di Bologna durante la strage. Fornirà un alibi che risulterà infondato ma tutto finirà lì.
Si consideri inoltre che il gruppo del Superclan era forte soprattutto a Milano, negli ambienti che furono di Feltrinelli, il teorico della False Flag (fare attentati e firmarli con sigle fasciste). L’intento era quello di frenare le tentazioni di compromesso storico del Pci e favorirne l’ala insurrezionale.
Dopo Brescia le Br avrebbero compiuto il loro unico omicidio di fascisti, assassinando a Padova Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola.
Forse per dimostrare ai compagni più avveduti che loro erano antifascisti e che quello di Brescia era stato un errore di percorso.

Per maggiori dettagli, su questo, la lotta armata e lo stragismo:

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